Lo so, in questo 2020 il pipistrello non è proprio l'animale in cima alla vostra lista di simpatie.
Rufus, dunque, è un pipistrello, nero come tutti i pipistrelli e abituato ai colori scuri della notte, finché un giorno, imbattendosi in un cinema all'aperto, scopre i colori.
Gli piacciono così tanto che decide di dipingersi le ali e il corpo e di cambiare completamente il proprio aspetto.
Ho ritagliato con la Silhouette Cameo (la trovate sul sito di Creativamente Plotter) la sagoma di un pipistrello (se volete, potete scaricare il file per la Silhouette pronto da usare) e sono andata a caccia di pattern per il "mio" Rufus.
Ma chissà , magari questo albo potrebbe farvi cambiare idea.
Rufus il pipistrello a colori è uno dei tanti gioielli di Tomi Ungerer che LupoGuido sta ripubblicando (vi ho già parlato di Emil e Crictor), in una magnifica veste editoriale con carta opaca e costa in tessuto.
Si assomigliano un po', gli strani animali che racconta Ungerer, pur essendo tutti molto diversi tra loro: tutti un po' alieni dalla loro realtà circostante, tutti che sviluppano legami speciali con un essere umano.
Cambia Rufus, e cambiano i colori del libro, che passano dai toni cupi allo sfondo bianco.
Il gusto per il cinema, oltre che dalla narrazione, sembra espresso anche dalle illustrazioni, con le loro inquadrature che alternano campi lunghi e semisoggettive portando il lettore continuamente dentro e fuori la storia.
Il mondo di giorno, così vivace e allegro, piace
molto a Rufus, ma, come spesso succede agli animali raccontati da
Ungerer, anche lui deve fare i conti con la cattiveria umana.
Alcune persone, spaventate dal suo aspetto, gli sparano.
Lo raccoglie il signor Tarturo, collezionista di farfalle, che lo cura e gli lava via il colore.
Rufus alla fine deciderà che il mondo del giorno non fa per lui e ricomincerà a vivere di notte, ma senza abbandonare la nuova amicizia che ha costruito con questo umano gentile.
Nei suoi libri, Ungerer racconta le sue storie in tono distaccato, come una cronaca.
Il suo è uno sguardo esterno, che non si lascia andare a commenti o approfondimenti e lascia spazio al pensiero del bambino che ascolta, e colma il non detto della narrazione inserendovi le sue emozioni e sensazioni.
Ogni evento diventa così semplice e naturale, perfino i fucili puntati contro il pipistrello non sembrano così drammatici, ma solo un episodio nel flusso di una storia in cui ognuno può leggere la propria.
Un pattern per il pipistrello
Il racconto di Rufus, che cerca attraverso i colori la propria identità , mi ha ricordato un affascinante progetto di Marianna Balducci su Occhiovolante, con gli "stencil narranti", e così ho immaginato Rufus vestito di quel che c'è nel mondo.