La noia e il silenzio.
Non sembrano presupposti divertenti per una storia, vero?
E invece noia e silenzio sono grandissimi motori di creatività , ed è proprio da qui che Silvia Borando è partita per dare vita a questo albo di minibombo.
Niente da fare è un silent book: narra la sua storia con le immagini, senza parole.
Da questo silenzio, e dalla noia del piccolo protagonista, prendono il via avventure a sorpresa.
Il piccolo protagonista è lo stesso del Libro bianco. Solo, si ritrova nel mezzo di una pagina bianca, senza sapere cosa fare.
Per fortuna l'ambiente attorno a lui gli offre tante occasioni di gioco. Cos'è quello? Un sasso?
Il bambino ci sale sopra, ma il "sasso" si anima: si tratta in realtà di una tartaruga.
Con un gusto molto grafico, ampi spazi bianchi e forme stilizzate, Niente da fare prosegue così, con una struttura che si ripete uguale a se stessa, in tre tempi: prima il protagonista vede una forma, poi prova a interagire, infine la forma si manifesta in qualcosa di diverso.
Quello che sembra un ramo si rivela essere il corno di un cervo, un fiorellino è in realtà la coda di un coniglietto. Non manca un doppio finale a sorpresa, con la reale chiusura in quarta di copertina.
Questo ritmo fatto di ripetizioni e variazioni incuriosisce e gratifica il bambino che, una volta capito il meccanismo, si diverte ad anticipare la sorpresa, indovinando di cosa si tratta.
Il mondo grafico e bidimensionale di Niente da fare dà un tocco a volte surreale al gioco degli equivoci: può così capitare che la sagoma di una porta (uno spazio piatto, dunque) si riveli essere un pinguino, ma siamo in un mondo in cui le dimensioni si mescolano in un'unica, grande geometria della fantasia.
Cosa succede alle forme quando, come nel libro, le estrapoliamo dal loro contesto?
Possiamo inventare un gioco. Prendiamo un giornalino o una rivista con qualche semplice illustrazione.
Ritagliamo alcune elementi, che tolgano riconoscibilità alla figura di partenza. Potrebbero essere le orecchie di un coniglio o la coda di un pesce.
Incolliamole ora su un foglio e invitiamo i bambini a completarle con un pennarello.
Cosa possono diventare? Una pinza? Un fiore?
Quante forme può avere la vostra immaginazione?
Non sembrano presupposti divertenti per una storia, vero?
E invece noia e silenzio sono grandissimi motori di creatività , ed è proprio da qui che Silvia Borando è partita per dare vita a questo albo di minibombo.
Niente da fare è un silent book: narra la sua storia con le immagini, senza parole.
Da questo silenzio, e dalla noia del piccolo protagonista, prendono il via avventure a sorpresa.
Il piccolo protagonista è lo stesso del Libro bianco. Solo, si ritrova nel mezzo di una pagina bianca, senza sapere cosa fare.
Per fortuna l'ambiente attorno a lui gli offre tante occasioni di gioco. Cos'è quello? Un sasso?
Il bambino ci sale sopra, ma il "sasso" si anima: si tratta in realtà di una tartaruga.
Con un gusto molto grafico, ampi spazi bianchi e forme stilizzate, Niente da fare prosegue così, con una struttura che si ripete uguale a se stessa, in tre tempi: prima il protagonista vede una forma, poi prova a interagire, infine la forma si manifesta in qualcosa di diverso.
Quello che sembra un ramo si rivela essere il corno di un cervo, un fiorellino è in realtà la coda di un coniglietto. Non manca un doppio finale a sorpresa, con la reale chiusura in quarta di copertina.
Questo ritmo fatto di ripetizioni e variazioni incuriosisce e gratifica il bambino che, una volta capito il meccanismo, si diverte ad anticipare la sorpresa, indovinando di cosa si tratta.
Il mondo grafico e bidimensionale di Niente da fare dà un tocco a volte surreale al gioco degli equivoci: può così capitare che la sagoma di una porta (uno spazio piatto, dunque) si riveli essere un pinguino, ma siamo in un mondo in cui le dimensioni si mescolano in un'unica, grande geometria della fantasia.
Cosa succede alle forme quando, come nel libro, le estrapoliamo dal loro contesto?
Possiamo inventare un gioco. Prendiamo un giornalino o una rivista con qualche semplice illustrazione.
Ritagliamo alcune elementi, che tolgano riconoscibilità alla figura di partenza. Potrebbero essere le orecchie di un coniglio o la coda di un pesce.
Cosa possono diventare? Una pinza? Un fiore?
Quante forme può avere la vostra immaginazione?