L'udienza è aperta.
Nella sala del tribunale entra l'imputato, in manette. Il giudice ha un'aria professionale e severa.
Sembra il più classico dei processi, se non fosse che tutti – imputato, giudice, avvocati e testimoni – sono animali.
È il Processo al lupo, che viviamo attraverso le parole e le immagini di Stéphane Henrich in questa nuova uscita di Biancoenero edizioni (traduzione di Flavio Sorrentino).
Il crimine di cui è accusato il lupo non ci stupisce: pare abbia divorato un agnello.
Come in un vero processo, si susseguono testimoni, periti, avvocati dell'accusa e della difesa.
Ognuno dice la sua sul caso, con risvolti spesso comici, come quando la talpa, cieca come una talpa, dichiara "Io ho visto tutto, signor Giudice!" (il testimone viene congedato, perché considerato poco attendibile).
O come quando la madre dell'imputato lo descrive come "Dolce e tenero come un agn..." (non le faranno finire la frase).
L'attenuante concessa al lupo, su cui farà leva la difesa, è la sua proverbiale, atavica fame.
Processo al lupo procede in modo lineare verso la conclusione, senza colpi di scena inaspettati, ma mette in scena una mimesi accurata del meccanismo processuale.
Attraverso il fascino degli animali e qualche momento di leggera comicità , racconta ai bambini il funzionamento dei tribunali, levandogli quella noia che inevitabilmente si porta con sé nella sua rappresentazione reale, nelle cronache di giornali e telegiornali.
Le immagini ricordano quelle di certa cronaca illlustrata d'altri tempi: schizzi all'apparenza veloci colorati da acquerello, che riescono però a riprodurre fedelmente le scene, le espressioni, le prospettive e i rapporti di forza tra i protagonisti, fotografando come in un reportage i momenti più densi di emozione del processo.
Il lupo sotto accusa è lo stesso personaggio delle favole, umanizzato ma intrappolato nel suo cliché, e sembra pagare il fio di tutte le malefatte compiute in ogni storia raccontata ai bambini.
E i bambini tirano un sospiro di sollievo quando la giustizia, pur punendolo, gli salva la vita, perché senza un lupo nessuna favola può esistere.
Nella sala del tribunale entra l'imputato, in manette. Il giudice ha un'aria professionale e severa.
Sembra il più classico dei processi, se non fosse che tutti – imputato, giudice, avvocati e testimoni – sono animali.
È il Processo al lupo, che viviamo attraverso le parole e le immagini di Stéphane Henrich in questa nuova uscita di Biancoenero edizioni (traduzione di Flavio Sorrentino).
Il crimine di cui è accusato il lupo non ci stupisce: pare abbia divorato un agnello.
Come in un vero processo, si susseguono testimoni, periti, avvocati dell'accusa e della difesa.
Ognuno dice la sua sul caso, con risvolti spesso comici, come quando la talpa, cieca come una talpa, dichiara "Io ho visto tutto, signor Giudice!" (il testimone viene congedato, perché considerato poco attendibile).
O come quando la madre dell'imputato lo descrive come "Dolce e tenero come un agn..." (non le faranno finire la frase).
L'attenuante concessa al lupo, su cui farà leva la difesa, è la sua proverbiale, atavica fame.
Processo al lupo procede in modo lineare verso la conclusione, senza colpi di scena inaspettati, ma mette in scena una mimesi accurata del meccanismo processuale.
Attraverso il fascino degli animali e qualche momento di leggera comicità , racconta ai bambini il funzionamento dei tribunali, levandogli quella noia che inevitabilmente si porta con sé nella sua rappresentazione reale, nelle cronache di giornali e telegiornali.
Le immagini ricordano quelle di certa cronaca illlustrata d'altri tempi: schizzi all'apparenza veloci colorati da acquerello, che riescono però a riprodurre fedelmente le scene, le espressioni, le prospettive e i rapporti di forza tra i protagonisti, fotografando come in un reportage i momenti più densi di emozione del processo.
Il lupo sotto accusa è lo stesso personaggio delle favole, umanizzato ma intrappolato nel suo cliché, e sembra pagare il fio di tutte le malefatte compiute in ogni storia raccontata ai bambini.
E i bambini tirano un sospiro di sollievo quando la giustizia, pur punendolo, gli salva la vita, perché senza un lupo nessuna favola può esistere.