Prepararsi la mattina per uscire di casa, aspettare il giorno del proprio compleanno, fare qualcosa che ami per "ancora cinque minuti": quello che rende queste esperienze tanto diverse tra adulti e bambini è la percezione del tempo.
I piccoli ne hanno vissuto poco, e lo vivono in modo dilatato, senza percepirne la durata ("Mamma, quanto sono cinque minuti?"), né tantomeno la relatività ("Mamma, cinque minuti sono poco o tanto?").
Soprattutto, non comprendono perché, per noi, sia sempre una merce limitata, preziosa.
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In questo albo di Luca Cognolato e Marco Paschetta per Terre di Mezzo, il tempo si fa proprio merce: L'uomo che vendeva il tempo (link affiliato) probabilmente non a caso si chiama Vettore: un nome che indica chi trasporta qualcosa, ma anche, in matematica, una grandezza orientata, dotata di direzione, come il tempo che non torna mai indietro.
Nel suo negozio, chiamato Temperia, Vettore vende minuti e ore, ben misurati e ben confezionati, a chi ne ha bisogno.
Ma cosa succede se un giorno i rifornimenti quotidiani di tempo non arrivano?
Cosa succede se il "tempo in più" è esaurito?
E se ad avere bisogno di tempo è proprio Vettore?
L'idea creativa alla base di L'uomo che vendeva il tempo (link affiliato), quella di rendere tangibile e vendibile un bene così immateriale, si accompagna in questo albo a un'ambientazione d'altri tempi.
Vettore pesa il tempo su una bilancia a due piatti, lo confeziona a mano, batte gli scontrini su un vecchio registratore di cassa.
Anche i colori, caldi e polverosi, sono quelli delle fotografie ingiallite dal tempo.
Il tempo, appunto: è come se l'albo riportasse la narrazione al passato, a un'epoca in cui il tempo in più era ancora un bene possibile, per quanto prezioso; e anche se i clienti di Vettore sono persone che non ne hanno abbastanza, di tempo, si percepisce quel senso di comunità e di lentezza che appartiene a un mondo che non c'è più.
Non possiamo comprarlo, il tempo. Possiamo cercare di spiegare ai bambini che è la cosa più importante al mondo, qualcosa da non sprecare, da non sottovalutare mai.
E no, non possiamo comprarlo, ma quando ne vale la pena dobbiamo essere in grado di regalarne un po' a chi ne ha bisogno.