Come funziona un libro?
Non materialmente, intendo. Non sto parlando di carta, quartini e rilegatura, ma proprio del meccanismo che ci fa trasformare delle parole scritte in una storia, dentro la nostra testa.
Ho letto tempo fa un saggio artistico dalla struttura molto originale: Che cosa vediamo quando leggiamo di Peter Mendelsund, che raccontava a parole ma soprattutto attraverso le illustrazioni cosa accade nella nostra mente quando si formano le immagini. Quando leggiamo un romanzo, una descrizione, forse crediamo di ricostruire dentro di noi l'intero scenario, in forma quasi fotografica, ma non ne "vediamo" in realtà che dei brandelli, un po' come accade nei sogni. Da lettrice, mi ci ero ritrovata molto.
Con i bambini è diverso: finché leggiamo loro degli albi illustrati, l'immagine è data, la fornisce il libro stesso.
Ma quando passiamo al racconto orale o alla narrativa, "vedere" un racconto diventa un lavoro di relazione e immaginazione, tra l'abilità del narratore di "dipingere" la storia a parole e quella dell'ascoltatore di ridipingersela nella mente con l'immaginazione. È un meccanismo la cui origine si perde nella notte dei tempi, da quando il primo uomo ha narrato la prima storia, e forse per questo lo diamo per scontato, ma è, se ci pensiamo, la base di ogni narrazione.
Trovo quindi perfetto che nel celebrare il suo decimo anno di attività , la casa editrice minibombo abbia scelto di pubblicare un libro come Raccontami una storia, che proprio di questo meccanismo di narrazione e immaginazione fa la sua chiave creativa.
Di minibombo stupisce sempre la capacità di trovare meccanismi nuovi che scardinano il
linguaggio e le storie, rompendo la quarta parete in modo ogni volta inedito eppure mantenendo uno stile così uniforme e
riconoscibile. Raccontami una storia di Elisabetta Pica e Silvia Borando non fa eccezione: riesce allo stesso tempo ad essere un riconoscibilissimo albo di minibombo e a cambiare, di nuovo, le regole della lettura.
Tutto ha inizio con un nipote che chiede al nonno di raccontargli una storia.
La voce del nonno introduce i suoi elementi, ma sono tutti verdi: un ranocchio, un prato, un cespo di lattuga.
Quello che vediamo sulla pagina è la figura che si è composta nella mente del bambino: una pagina verde nella quale spiccano pochi tratti neri e il bambino si lamenta del fatto che "non si capisce niente".
Il libro prosegue così (fino al finale che, naturalmente, chiuderà il cerchio con una buona dose di ironia), con una leonessa e una palla da tennis tra le dune del deserto, per uno scenario tutto giallo, o con la pagina grigia che dipinge un elefante e un topo nella nebbia.
Il lettore (o meglio, l'ascoltatore) reale si rispecchia nel lettore/ascoltatore raccontato dal libro, e con lui ricostruisce la scena e ne individua il colore, e così facendo riflette su come "funzioni" il meccanismo della narrazione, scoprendone un lato su cui probabilmente non aveva mai riflettuto.
Ma a livello meno astratto, troviamo anche un piccolo gioco in ogni pagina: la ricerca, nello spazio pieno di un solo colore, di quegli elementi che il racconto identifica e che i tratti neri accennano appena: gli occhi della leonessa, le venature della foglia di lattuga, il profilo dell'orecchio dell'elefante.
Raccontami una storia porta così una stratificazione di livelli che consentono una lettura leggera, giocosa e divertente, ma anche una riflessione su cosa significhi, per l'appunto, raccontare una storia.
È così che da dieci anni minibombo si racconta a noi: mettendo in moto la nostra capacità di capire e di immaginare, ma sempre giocando.