Il potere dell'immaginazione, la logica bambina che sovverte la logica, la magia delle cose sognate che diventano reali: ecco, se c'è un immaginario a cui Harold appartiene, è proprio quello del Natale.
E allora vi saluto e vi faccio gli auguri, prima della pausa natalizia, proprio con lui, l'ultimo titolo uscito di questa meravigliosa serie.
Harold al Polo Nord arriva dopo Harold e la matita viola (di cui vi avevo già parlato qui), La fiaba di Harold e Harold nello spazio (qui), tutti editi in Italia da Camelozampa.
Il tratto essenziale, spesso e morbido di Crockett Johnson si accompagna alla sua prosa semplice e musicale, sapientemente tradotta da Sara Saorin, per farci entrare in una dimensione in cui l'incredulità è sospesa e ogni cosa immaginata esiste.
Come negli altri titoli, Harold disegna e disegnando crea mondi che lui stesso abita e vive.
Come negli altri titoli, ogni regola viene sovvertita da un semplice tratto di matita: le stelle diventano fiocchi di neve, una duna innevata il tetto di una casa, il dentro è fuori e il fuori è dentro.
Ma è un sovvertimento che coglie di sorpresa, in fondo, solo l'adulto, perché i bambini, specialmente i più piccoli, lo sanno benissimo che è così che funziona il disegno: quante volte avete visto vostro figlio scarabocchiare dei segni a caso e poi decidere soltanto a posteriori cos'aveva disegnato?
E così, a volte disegnando consapevolmente, a volte interpretando ciò che la sua matita traccia quasi per caso, Harold viaggia verso nord, e si ritrova sopra la casa di Babbo Natale, intrappolata nella neve, ma per liberarlo, insieme alle sue renne, basterà solamente disegnarli.
Per vivere un sogno, un'avventura o una fiaba, in fondo, non basta altro che crearli attorno a sé, ed è questo il mio augurio di Natale per voi.