Ci sono due modi in cui guardiamo il cielo: uno è quello romantico, estatico, contemplativo di chi si perde nella bellezza, l'altro è quello scientifico, indagatore, di chi cerca le leggi dell'universo.
Sono davvero due sguardi opposti e inconciliabili?
Da grande appassionata tanto di scienza quanto di storie, La notte è piena di promesse mi ha affascinato proprio per questo: per la sua capacità di fondere questi due sguardi in uno, di comunicare quanto la scienza possa essere poesia.
L'albo, scritto dal ricercatore in biologia Jérémie Decalf e pubblicato in Italia da Terre di mezzo editore, si apre con un cielo stellato nero e due sagome, forse un padre e un figlio, che lo ammirano con il naso all'insù. È con questa immagine che racconta il desiderio umano di andare oltre il proprio orizzonte ("Fatti non foste..."), e alla terza pagina si rivela con un particolare insospettabile.
A parlare non è un umano: l'albo è narrato in prima persona da Voyager 2, una delle prime sonde inviate a esplorare il sistema solare, lanciata nel 1977 e ancora oggi attiva, l'unica ad aver "visto da vicino" Urano e Nettuno.
Un artefatto umano ma sul quale riponiamo così tanti sogni e interrogativi che non ci sembra strano dargli un'anima, in questa narrazione.
Attraverso grandi tavole e pochissime parole dal tono evocativo, ne seguiamo il viaggio, ci perdiamo con lei. Ci sembra di sentire il silenzio, di percepire lo smarrimento dato da un luogo che non ha sopra né sotto, e poi lo stupore, la magnificenza dei pianeti che avvista, l'inesorabilità del suo proseguire lungo il suo viaggio, verso l'ignoto.
Le immagini ci mostrano la sonda dall'esterno, ma è suo il punto di vista (in gergo cinematografico, si chiama "semisoggettiva"), è lei che ci porta dove nessun uomo è mai stato.
L'ampio respiro delle illustrazioni trasmette sensazioni forti. Sembra incredibile, ma percepiamo l'emozione e le sensazioni intime di un oggetto che, in quanto tale, non può averne.
La notte è piena di promesse non è un libro divulgativo: le informazioni che fornisce sono poche e frammentarie, ma è potente, a partire dal fascino della copertina scura con lucidature, nell'infondere emozione, nel raccontare l'incontro di quei due sguardi: la sete di conoscenza e la sete di bellezza, che in fondo sono tutto ciò che ci rende umani.