La copertina di questo libro è una porta.
Ma al momento della partenza, a causa di un piccolo imprevisto, Junior viene lasciato a casa e Tobia parte con i genitori senza di lui.
Tobia non ne fa un dramma, non scoppia in capricci irrefrenabili, ma tutto si ammanta di un velo diverso: niente ha lo stesso sapore senza Junior.
Quando arrivi è Natale è una storia di viaggio, di attesa e avventura, ma soprattutto è una storia in cui è necessario accettare l'invito della copertina e varcare quella soglia tra credibile e incredibile e prepararsi a stare in equilibrio tra il mondo del bambino, concreto e reale (d'altra parte il libro si dichiara "ispirato a una storia vera") e quello dell'orsetto, in cui è possibile entrare nelle "nuvole pozza" e nuotare in cielo insieme ai pesci.
L'unione tra questi due mondi è negli occhi di Tobia, bambino solitario e attento ai dettagli, che osserva i legni accatastati per il camino per scoprire quale insetto ne spunta fuori, e seguirlo nei movimenti per scoprirne le caratteristiche.
Una porta riempita con un tratto di pastello incerto, come fosse colorata da un bambino.
Una porta decorata con una ghirlanda di Natale.
Una porta decorata con una ghirlanda di Natale.
Una porta su cui spicca un titolo stampato con un font che imita la scrittura infantile.
E così, quando apriamo Quando arrivi è Natale, sappiamo già tante cose: che stiamo per entrare in una storia, innanzitutto, lasciandoci alle spalle tutta la nostra incredulità . E poi, che la storia è una storia di Natale, e che il punto di vista è quello del bambino.
Probabilmente, dietro la porta, ci aspetta la sua casa addobbata.
Proprio così: Quando arrivi è Natale, di Barbara Ferraro, con le illustrazioni calde di Serena Mabilia, che sanno già di Natale, edito da LupoGuido, ci fa entrare (letteralmente) in una casa, quella del nonno del protagonista.
Il piccolo Tobia sta pregustando il tradizionale viaggio dai nonni, e già si immagina davanti al loro camino profumato, con l'inseparabile orsetto Junior.
Tobia non ne fa un dramma, non scoppia in capricci irrefrenabili, ma tutto si ammanta di un velo diverso: niente ha lo stesso sapore senza Junior.
È qui che il racconto si sdoppia: lasciato a casa, Junior prende vita ed è lui a raccontare in prima persona l'altra metà della storia. L'orsetto si sente stranito: come un bambino smarrito, non è abituato a stare solo, non sa bene cosa fare. Ma è ben determinato a non passare il Natale senza Tobia, e così si fa coraggio e intraprende un viaggio, aiutato da un gabbiano inizialmente un po' invadente ma molto generoso.
È in quel suo sguardo, in quella profondità bambina, che anche il viaggio di un orso di pezza per tornare dal suo piccolo padrone e amico diventa possibile, almeno a Natale.