Non è utile alla crescita di un bambino, né giusto nei suoi confronti, tenerlo sotto una campana di vetro.
Il ruolo del genitore dovrebbe bilanciare istinto di protezione e sprone all'autonomia, all'esplorazione, alle scoperte. Ma quanti dilemmi sorgono da questo difficile equilibrio, e quante situazioni a volte ilari o paradossali!
Ritroviamo questi dilemmi, resi quasi paradossali, in Le disavventure di Frederick, un albo scritto da Ben Manley con le illustrazioni Emma Chichester Clark, pubblicato in Italia da Terre di Mezzo editore, che in una cornice solo apparentemente elegante e poetica racchiude una forte portata ironica.
Chiuso nella sua elegante cameretta, Frederick riceve dall'ampia finestra un aeroplanino di carta con un messaggio di Emily, che lo ha visto dal bosco e lo invita a mangiare un gelato.
Subito Frederick chiede a sua madre il permesso di uscire, permesso che gli viene negato, perché
Frederick, ricordi cosa è successo l'ultima volta?
Quello che è successo lo scopriamo soltanto nella risposta che Frederick manda ad Emily, sempre via aeroplano: non può uscire perché potrebbe nuovamente sentirsi male e vomitare nel carillon.
L'albo prosegue con un ritmo che pian piano diventa prevedibile (rendendo più emozionante, alla fine, scoprirne la svolta): Emily invita Frederick a fare qualcosa, lui chiede il permesso alla madre e infine declina l'invito, riferendosi a qualche sventura trascorsa in passato durante situazioni simili.
A rendere divertente questo albo è soprattutto la caratterizzazione dei due mondi, quello di Emily e quello di Frederick.
Lei, libera e dinamica, circondata da una natura spontanea, scrive messaggi semplici e diretti, mentre lui, quasi rinchiuso in una casa dai soffitti alti e dall'arredamento raffinato, tra soprammobili, pezzi d'antiquariato, letti a baldacchino e ritratti alle pareti, si rivolge alla nuova amica (ma anche a sua madre) con una prosa ricercata e antica, come se stesse scrivendo sonetti anziché comunicando a persone a lui vicine:
Mammina, è una bella giornata e l'aria profuma di dolce caprifoglio. Potrei uscire per mangiare un gelato?
Frederick ci sembra un po' un inetto, cresciuto in un mondo aristocratico, una realtà d'altri tempi che non rispetta il suo essere bambino e ci paiono eccessive tutte queste protezioni.
Eppure, quando il racconto arriverà a una svolta e Frederick proverà a rispondere all'invito, le cose non andranno proprio come ci aspettiamo.
Le disavventure di Frederick ci fa fare il tifo per la libertà e per la scelta di affrontare i propri rischi, ma accoglie in qualche modo anche le ragioni opposte, pur sorridendo sempre degli eccessi e degli stereotipi.
Ma quello che rende speciale questo libro sono i contrasti e il loro effetto umoristico.
Parlo del contrasto tra le due realtà rappresentate, ma soprattutto di quello tra il tono di voce apparente quello effettivo dell'albo stesso.
Da una prosa così leziosa (ben resa dalla traduzione di Sara Ragusa), da immagini così ricche di dettagli descrittivi, da un meccanismo narrativo basato su uno scambio epistolare, perlopiù veicolato da qualcosa di così romantico come un aeroplano di carta, non ci si aspetta una narrazione che fa leva sull'ironia, ed è proprio questo a rendere l'ironia ancora più potente.