Chi ha un cane in casa sa che l'arrivo di un bebè non turba solo gli equilibri degli umani.
Anche gli animali domestici soffrono di gelosia e possono essere diffidenti nei confronti di questo nuovo esserino che cattura tutte le attenzioni di casa.
Buddy e Spillo e il bebè gigante, terzo capitolo delle avventure di Buddy e Spillo (Maureen Fergus
e illustrazioni di Carey Sookocheff, LupoGuido) sembra trattare questo tema.
Dico "sembra" perché, come già avevo notato nella precedente recensione, Buddy e Spillo sono molto poco animali e molto, molto bambini.
Lo confermano in questa storia, in cui, alla notizia della visita della signora Cunningham col suo bebè, si dimostrano entrambi entusiasti, senza però sapere bene di cosa stanno parlando.
È in fondo la reazione di molti bambini, entusiasti all'idea di avere un fratellino ma non ben consapevoli dell'impatto che avrà sulla loro vita.
Spillo scatena la sua solita fantasia immaginando varie funzioni e identità di questo bebè che però, quando arriva, non presta attenzione né a Buddy né a Spillo e inizia a girare per casa toccando tutto.
È particolarmente buffo il rovesciamento che si compie in questo capitolo della serie: se negli altri libri vedevamo Buddy e Spillo fare danni in casa per seguire i propri giochi, stavolta sono loro a lamentarsi della confusione provocata dal piccolo umano.
Il rovesciamento raggiunge il suo apice di comicità quando il cane Buddy si preoccupa che il bebè gli riempia di germi l'osso, leccandoglielo: è una bellissima finestra sui punti di vista altrui, sulla relatività delle cose.
Buddy e Spillo si tranquillizzano quando il bebè viene messo a riposare nel lettino con le sbarre ("nella sua gabbietta", dice Spillo), ma il piccolo riesce a scappare e inizia ad esplorare le diverse stanze della casa.
I due lo cercano, preoccupati, mentre come al solito la fantasia di Spillo costruisce attorno a lui scenari pericolosi e molto improbabili. Nonostante la sua incontrollabile esuberanza, il cane e il riccio alla fine scoprono che un bebè non è poi così male e che i suoi sorrisi ripagano dei piccoli danni lasciati qua e là .
Sebbene Buddy e Spillo e il bebè gigante si apprezzi meglio se letto di seguito ai primi due capitoli della serie, cogliendone richiami ed evoluzione dei personaggi, è un albo che può essere letto anche indipendentemente, per ridere un po' delle piccole e grandi rivoluzioni che porta con sé un nuovo arrivo in famiglia, immedesimandosi nei pensieri e nel candore di questi due animali, più umani che mai.
Anche gli animali domestici soffrono di gelosia e possono essere diffidenti nei confronti di questo nuovo esserino che cattura tutte le attenzioni di casa.
Buddy e Spillo e il bebè gigante, terzo capitolo delle avventure di Buddy e Spillo (Maureen Fergus
e illustrazioni di Carey Sookocheff, LupoGuido) sembra trattare questo tema.
Dico "sembra" perché, come già avevo notato nella precedente recensione, Buddy e Spillo sono molto poco animali e molto, molto bambini.
Lo confermano in questa storia, in cui, alla notizia della visita della signora Cunningham col suo bebè, si dimostrano entrambi entusiasti, senza però sapere bene di cosa stanno parlando.
"Evviva!" urlò Spillo, che adorava ogni genere di entusiasmo.
Poi tutto contento si voltò verso Buddy e disse:
"Ma dimmi! Che cos'è un bebè?"
Spillo scatena la sua solita fantasia immaginando varie funzioni e identità di questo bebè che però, quando arriva, non presta attenzione né a Buddy né a Spillo e inizia a girare per casa toccando tutto.
È particolarmente buffo il rovesciamento che si compie in questo capitolo della serie: se negli altri libri vedevamo Buddy e Spillo fare danni in casa per seguire i propri giochi, stavolta sono loro a lamentarsi della confusione provocata dal piccolo umano.
Il rovesciamento raggiunge il suo apice di comicità quando il cane Buddy si preoccupa che il bebè gli riempia di germi l'osso, leccandoglielo: è una bellissima finestra sui punti di vista altrui, sulla relatività delle cose.
Buddy e Spillo si tranquillizzano quando il bebè viene messo a riposare nel lettino con le sbarre ("nella sua gabbietta", dice Spillo), ma il piccolo riesce a scappare e inizia ad esplorare le diverse stanze della casa.
I due lo cercano, preoccupati, mentre come al solito la fantasia di Spillo costruisce attorno a lui scenari pericolosi e molto improbabili. Nonostante la sua incontrollabile esuberanza, il cane e il riccio alla fine scoprono che un bebè non è poi così male e che i suoi sorrisi ripagano dei piccoli danni lasciati qua e là .
Sebbene Buddy e Spillo e il bebè gigante si apprezzi meglio se letto di seguito ai primi due capitoli della serie, cogliendone richiami ed evoluzione dei personaggi, è un albo che può essere letto anche indipendentemente, per ridere un po' delle piccole e grandi rivoluzioni che porta con sé un nuovo arrivo in famiglia, immedesimandosi nei pensieri e nel candore di questi due animali, più umani che mai.