Se "arte" fosse solo guardare un quadro appeso alla parete di un museo, non ci sarebbe molto da stupirsi se i bambini non ne volessero sentir parlare.
Per fortuna, specialmente negli ultimi anni, la comunicazione dell'arte ai bambini ha fatto passi da gigante, con laboratori, percorsi dedicati, mostre immersive, e anche albi illustrati a tema.
Tortartè. Ma la torta di che artista è? è uno splendido modo di far vivere l'arte ai bambini, nel modo per loro più congeniale: immersa in una storia. O forse sarebbe più giusto dire il contrario: è la storia, in questo caso, ad essere immersa nell'arte.
Tortartè è un silent book (un albo privo di testo, in cui la storia viene raccontata solo dalle immagini) di Thé Tjong-Khing, illustratore cino-indonesiano di stanza in Olanda, e arriva dopo Tortintavola. Ma la torta dov'è? e Tortinfuga. Ma le torte dove vanno?, dello stesso autore e della stessa casa editrice (Beisler).
Andiamo con ordine, quindi. Ricchissimi di storie intrecciate tra di loro, Tortintavola e Tortinfuga seguono le vicende di torte rubate o sparite, invitando a una lettura non lineare: pagina dopo pagina, leggendo si scoprono personaggi che fino a quel momento sembravano secondari. Li si vede intenti in un gesto insolito o inaspettato, e allora si scorre il libro a ritroso, fino a ritrovare l'origine di quel gesto, e la loro storia parallela.
Sono libri che si prestano ad essere letti più volte, seguendo a ogni lettura una singola storia, oppure ad essere sfogliati avanti e indietro fino a ricostruirle tutte.
Thé Tjong-Khing è un maestro nell'arte di sorprendere il lettore coinvolgendolo in nuove trame, e in Tortartè riprende questa modalità narrativa, inserendola in un contesto nuovo.
Siamo nel sogno della signora Scodinzoli, già protagonista degli altri volumi, dove un ladro, durante l'allestimento di una mostra, ruba uno dei quadri.
Inizia così un inseguimento che come al solito vede intrecciarsi le vicende dei vari partecipanti.
A fare da sfondo, però, sono stavolta le opere di grandi artisti.
I personaggi escono da un palazzo di Frank Gehry per correre in un dipinto di Van Gogh.
Passano accanto a un Mondrian incorniciato da una tenda con stampe di Keith Haring per infilarsi in uno scenario ispirato a Hopper.
Cavalcano perfino le onde di Hokusai con una barca.
E anche la stanza in cui alla fine si risveglia la signora Scodinzoli non è una stanza qualsiasi.
Immergere letteralmente una narrazione nelle opere ha un effetto incredibile, vale molto più di una lezione di storia dell'arte.
Abituati come siamo a vedere un unico stile per ogni albo illustrato, cogliamo subito le variazioni di tecnica, ma soprattutto la differenza tra le emozioni trasmesse da uno scenario o dall'altro.
Ed è più che mai azzeccata la scelta di comunicare l'arte attraverso un silent book, che costringe, data la mancanza di parole, a leggere le immagini e lasciare che siano solo loro a parlare.
Per i bambini più grandi (anche quelli di 30-40 anni) Tortartè è anche un gioco a chi coglie il maggior numero di citazioni artistiche, gioco che trova una sua soluzione neii risguardi di copertina, che riportano un piccolo "indice" delle opere illustrate nel libro.
È insomma un modo naturale e divertente per dimostrare ai bambini come l'arte sia comunicazione ed espressione, oltre che abilità , e per introdurli in questo universo.
E poi? Mani in pasta! Sperimentiamo tecniche e impariamo a conoscere meglio alcuni degli artisti più famosi. Ecco qualche idea.
A casa abbiamo giocato con gli orologi molli di Dalì, costruendo un orologio di didò.
Abbiamo poi giocato a deformarlo tirandolo con le mani e ad appoggiarlo su diverse superfici per scoprire che forma avrebbe preso.
Per i più grandi e abili, è interessante provare poi a disegnare l'orologio deformato cercando di renderne la forma nel modo più fedele possibile.
Si esplorano così la prospettiva e la materia.
Altre idee? Eccone qualcuna scovata in rete.
Si può puntare sull'arte come espressione di sé e creare un Urlo di Munch dipingendo lo sfondo e poi fotografando i bambini mentre lo interpretano.
Si può lavorare sulle campiture e sul colore ricreando un Mondrian con nastro adesivo e pennelli.
Si può sperimentare la materialità del colore imitando con una forchetta le pennellate di Van Gogh.
E perché non esplorare l'espressività del corpo, posando a terra e tracciando il contorno del proprio corpo, in stile Keith Haring?
L'importante è scoprire che l'arte non si può solo ammirare appesa a un muro, ma si può sperimentare, attraversare, vivere.
Per fortuna, specialmente negli ultimi anni, la comunicazione dell'arte ai bambini ha fatto passi da gigante, con laboratori, percorsi dedicati, mostre immersive, e anche albi illustrati a tema.
Tortartè. Ma la torta di che artista è? è uno splendido modo di far vivere l'arte ai bambini, nel modo per loro più congeniale: immersa in una storia. O forse sarebbe più giusto dire il contrario: è la storia, in questo caso, ad essere immersa nell'arte.
Tortartè è un silent book (un albo privo di testo, in cui la storia viene raccontata solo dalle immagini) di Thé Tjong-Khing, illustratore cino-indonesiano di stanza in Olanda, e arriva dopo Tortintavola. Ma la torta dov'è? e Tortinfuga. Ma le torte dove vanno?, dello stesso autore e della stessa casa editrice (Beisler).
Andiamo con ordine, quindi. Ricchissimi di storie intrecciate tra di loro, Tortintavola e Tortinfuga seguono le vicende di torte rubate o sparite, invitando a una lettura non lineare: pagina dopo pagina, leggendo si scoprono personaggi che fino a quel momento sembravano secondari. Li si vede intenti in un gesto insolito o inaspettato, e allora si scorre il libro a ritroso, fino a ritrovare l'origine di quel gesto, e la loro storia parallela.
Sono libri che si prestano ad essere letti più volte, seguendo a ogni lettura una singola storia, oppure ad essere sfogliati avanti e indietro fino a ricostruirle tutte.
Thé Tjong-Khing è un maestro nell'arte di sorprendere il lettore coinvolgendolo in nuove trame, e in Tortartè riprende questa modalità narrativa, inserendola in un contesto nuovo.
Siamo nel sogno della signora Scodinzoli, già protagonista degli altri volumi, dove un ladro, durante l'allestimento di una mostra, ruba uno dei quadri.
Inizia così un inseguimento che come al solito vede intrecciarsi le vicende dei vari partecipanti.
A fare da sfondo, però, sono stavolta le opere di grandi artisti.
I personaggi escono da un palazzo di Frank Gehry per correre in un dipinto di Van Gogh.
Passano accanto a un Mondrian incorniciato da una tenda con stampe di Keith Haring per infilarsi in uno scenario ispirato a Hopper.
Cavalcano perfino le onde di Hokusai con una barca.
E anche la stanza in cui alla fine si risveglia la signora Scodinzoli non è una stanza qualsiasi.
Immergere letteralmente una narrazione nelle opere ha un effetto incredibile, vale molto più di una lezione di storia dell'arte.
Abituati come siamo a vedere un unico stile per ogni albo illustrato, cogliamo subito le variazioni di tecnica, ma soprattutto la differenza tra le emozioni trasmesse da uno scenario o dall'altro.
Ed è più che mai azzeccata la scelta di comunicare l'arte attraverso un silent book, che costringe, data la mancanza di parole, a leggere le immagini e lasciare che siano solo loro a parlare.
Per i bambini più grandi (anche quelli di 30-40 anni) Tortartè è anche un gioco a chi coglie il maggior numero di citazioni artistiche, gioco che trova una sua soluzione neii risguardi di copertina, che riportano un piccolo "indice" delle opere illustrate nel libro.
È insomma un modo naturale e divertente per dimostrare ai bambini come l'arte sia comunicazione ed espressione, oltre che abilità , e per introdurli in questo universo.
E poi? Mani in pasta! Sperimentiamo tecniche e impariamo a conoscere meglio alcuni degli artisti più famosi. Ecco qualche idea.
A casa abbiamo giocato con gli orologi molli di Dalì, costruendo un orologio di didò.
Abbiamo poi giocato a deformarlo tirandolo con le mani e ad appoggiarlo su diverse superfici per scoprire che forma avrebbe preso.
Per i più grandi e abili, è interessante provare poi a disegnare l'orologio deformato cercando di renderne la forma nel modo più fedele possibile.
Si esplorano così la prospettiva e la materia.
Altre idee? Eccone qualcuna scovata in rete.
Si può puntare sull'arte come espressione di sé e creare un Urlo di Munch dipingendo lo sfondo e poi fotografando i bambini mentre lo interpretano.
Fonte: shenaleonard.com
Si può lavorare sulle campiture e sul colore ricreando un Mondrian con nastro adesivo e pennelli.
Fonte: verob.centerblog.net
Si può sperimentare la materialità del colore imitando con una forchetta le pennellate di Van Gogh.
Fonte: thepinterestedparent.com
E perché non esplorare l'espressività del corpo, posando a terra e tracciando il contorno del proprio corpo, in stile Keith Haring?
Fonte: www.haringkids.com
L'importante è scoprire che l'arte non si può solo ammirare appesa a un muro, ma si può sperimentare, attraversare, vivere.