I bambini sono tutti un po' animisti: giocando, sanno attribuire pensieri, azioni e personalità a tutti gli oggetti che gli capitano a tiro.
Ricordo che alle medie avevo fatto sposare, durante l'ora di letteratura italiana, il mio rotolo di scotch con quello della mia vicina di banco (ricordo un po' meno la lezione di letteratura, come potrete intuire).
Anche Oliver Jeffers e Drew Daywalt devono essere un po' animisti, e più probabilmente un po' bambini, perché i loro Pastelli ribelli (ed. Zoolibri) hanno tutti una personalità forte e ben definita.
Così definita, che un giorno si ribellano al loro padrone, Dante, e gli recapitano un bel pacco di lettere.
Su fogli di carta rimediati qua e là , ogni pastello esprime il suo disappunto, ogni volta per un motivo diverso.
C'è il grigio che si stanca a furia di colorare tutte quelle balene e gli elefanti, il rosso che è stufo di lavorare anche a Natale,
il beige che non accetta più di farsi chiamare "marroncino".
C'è perfino un colore a cui è stata strappata la bandella di carta (lo avete fatto anche voi da piccoli, vero?) e ora si sente nudo. Oppure quello a cui vanno bene le cose così come stanno, ma parla (anzi, scrive) a nome di altri due pastelli che hanno litigato tra loro.
Alle lettere, scritte tutte a mano dal pastello (lo si capisce dal colore), Oliver Jeffers affianca l'immagine, sempre molto espressiva, del pastello stesso e alcuni dei disegni fatti da Dante in quel colore, oppure, in alcuni casi, quelli che il pastello vorrebbe facesse.
Pastelli ribelli è insomma un "albo epistolare", la cui forza non si ferma all'originalità della trovata, ma si esprime perfettamente nella declinazione di tutte le lettere presentate.
Ogni pastello ha una personalità diversa, che si evince non solo dal contenuto, ma dallo stile stesso della scrittura. Leggendo, verrà naturale dare espressione a caratteri e sentimenti, usando un tono di volta in volta depresso, arrabbiato, imbarazzato, sfinito.
Gli accostamenti non sono affatto scontati: il rosso non è arrabbiato, il nero non è depresso, il verde non è speranzoso. Anche in questo si riconosce la qualità di una scrittura che sa superare la retorica.
Il tocco in più lo danno alcuni rimandi tra una lettera e l'altra, che lasciano intuire non solo la personalità dei singoli pastelli, ma anche le relazioni tra di loro.
La trama si perde forse un po' sul finale, in un certo senso scontato, per quanto sia la degna conclusione di tutta la vicenda, ma fino a quel momento offre uno spaccato divertente e coinvolgente sulla vita dei piccoli colori. La scrittura di Drew Daywalt e la matita (o il pastello?) di Oliver Jeffers riescono magistralmente a trasformare una scatola di pastelli in una commedia.
Nota curiosa: a quanto pare, alcuni dei disegni contenuti nel libro (non tutti: in alcuni riconosco senza dubbio lo stile di Jeffers) sono stati fatti da bambini, che vengono ringraziati nel colophon.
Nota curiosa: a quanto pare, alcuni dei disegni contenuti nel libro (non tutti: in alcuni riconosco senza dubbio lo stile di Jeffers) sono stati fatti da bambini, che vengono ringraziati nel colophon.
Pastelli ribelli insegna (ma forse i bambini lo sanno già ) che ogni oggetto può diventare un personaggio, con tutta la ricchezza di tratti caratteriali che nulla ha da invidiare a un protagonista umano o animale.
Sembra un invito a fare altrettanto, a scovare oggetti in casa e dar loro voce, magari per fare una piccola sorpresa ai bambini.
Basta non cadere nella tentazione di essere "didattici" (no ai giocattoli che chiedono di essere messi a posto o ai vestiti che chiedono di non essere sporcati!) e provare a divertirsi un po', così l'idea può diventare lo spunto per trovare nuovi giochi e nuove attività da fare insieme.
Forse una macchinina è stanca di correre sempre sulla stessa pista e vuole provare ad essere lanciata dallo scivolo del parco, oppure lo xilofono vuole suonare una canzone rock.
E la colla, stufa di essere usata solo per le schede didattiche sul quaderno scolastico? Cosa può voler fare? Ma soprattutto, come potrà esprimersi?
Magari potrà scrivere un messaggio con l'aiuto dell'amica forbice.
L'impatto sembra un po' minatorio, ma l'invito è inequivocabilmente amichevole; che ne dite?