Quello di cambiare punto di vista, uscendo non solo dalla mia prospettiva personale, ma proprio da quella umana, è un esercizio che non faccio spesso.
Mi capita guardando le stelle, quando ci si sente piccoli piccoli nell'universo, o a volte salendo in montagna. Oppure quando leggo notizie e programmi sul cambiamento climatico, e penso al pianeta che potrebbe proseguire indifferente la sua orbita anche se diventasse invivibile per noi.
Ma è sempre un esercizio utile guardarsi dal di fuori: in Però, edito da Edizioni Lapis, Gek Tessaro esce dal nostro ruolo di umani ma anche dal nostro tempo, catapultandoci in una preistoria che almeno nelle immagini è più stereotipata di quella reale, ma non per questo è meno efficace nel raccontare questa storia.
Il testo attacca in rima, in prima persona, prima ancora che le immagini ci svelino qualcosa:
Mio padre ha il nasone
e i denti di fuori
Come gambe ha due tronchi
e almeno due cuori.
Mia madre è cicciona
e dunque è molto bella
ed è così spettinata
che sembra una stella.
Alle nostre orecchie, almeno a quelle adulte, c'è subito qualcosa che suona strano: quel "cicciona dunque bella" arriva a turbare le nostre solite equazioni mentali, e anche il nostro senso del politicamente corretto.
Ci rispondiamo (noi adulti) ricordando che la copertina ci mostra un mammut e un uomo preistorico: forse il testo si rifà a canoni di bellezza (e di correttezza) antichi.
Passano ancora due pagine prima che le immagini ci svelino la realtà : a parlare è un cucciolo di mammut, che vivrebbe sereno e felice se non fosse per la presenza degli umani: rumorosi, fastidiosi, questi terribili animali tormentano la sua specie con la caccia e il piccolo proprio non capisce perché debbano esistere.
È allora che papà mammut porta il suo piccolo sopra un'altura, per fargli vedere il mondo dall'alto e fargli capire, in un messaggio di tolleranza, che anche ciò che non comprendiamo ha una sua collocazione nel mondo.
Il mondo è dei microbi
del muschio dei laghi
dei rospi dei lampi
delle mosche e dei draghi.
Al piccolo mammut ancora non basta: gli umani devastano la natura, distruggono boschi e fiumi, sono evidentemente un danno per il pianeta! Però...
"Però forse ieri
ho visto un però."
dirà la mamma.
Forse c'è qualcosa, qualcosa che solo gli umani sanno fare, che può dare significato a tutto.
Nemmeno mamma mammut, che ne ha intuito la grandezza, lo capisce pienamente: lo capirà il lettore, che sta dall'altro lato, quello dell'uomo del presente.
Le illustrazioni di Gek Tessaro, sproporzionate e nodose, ci ricordano in qualche modo proprio le pitture rupestri e sembrano davvero portarci indietro nel tempo, e il percorso che compiamo nella lettura, allontanandoci dall'umanità per guardarla da fuori, prima con repulsione, poi con rinnovato trasporto, è uno di quei viaggi che solo la letteratura può dare.
Un salto da un punto di vista a un punto di vista altro, per vedere tutto con occhi nuovi.