Crescere significa capire che non solo è possibile cavarsela da soli, ma che a volte fare da soli è perfino meglio.
Se oggi vi parlo di Manco per sogno, uscito un anno fa per Topipittori, è perché è di nuovo "quel" momento, quello in cui ci si prepara per la scuola, con quella frattura tra il gioco e l'impegno, tra la voglia di crescere e quella di restare piccoli, che Beatrice Alemagna ha saputo cogliere così bene in questo albo.
Pasqualina, la protagonista, è una pipistrella: non uno dei classici animaletti "pucciosi" da albo illustrato. ma questo ce la rende più simpatica, e sicuramente contribuisce a sottolineare il suo pensiero "a testa in giù".
Senonché ben presto la presenza dei genitori, seppur miniaturizzati, da ancora di salvezza si trasforma in elemento di imbarazzo (come quando il padre cade nella minestra) o di zavorra.
Simbolica la scena che vede Pasqualina in difficoltà proprio al momento di volare: difficile spiccare il volo restando legati a mamma e papà .
Ritroviamo in Manco per sogno il segno grafico così immaginifico della Alemagna, che porta con sé interi mondi in quei tratti solo all'apparenza fanciulleschi, quei contorni imperfetti, quelle sfumature miste a segni più netti che mescolano spirito bambino e abilità adulta. L'ambiente naturale del bosco, con i suoi toni polverosi, è animato dai tocchi fluo tipici dell'autrice.
Pasqualina ha tre anni e non ne vuole sapere di iniziare la scuola (l'età sembra indicare la scuola dell'infanzia, ma il resto della storia si addice meglio alla primaria, strutturata in lezioni di materie diverse): "Manco per sogno" dice a mamma e papà . E a un certo punto urla così forte il suo disappunto da rimpicciolirli.
Si rovescia così il paradigma del noto Urlo di mamma: stavolta è la rabbia della bambina ad avere un impatto fisico sui grandi. Ma questo espediente non punta i riflettori sul rapporto genitori-figli, bensì diventa motore di una storia ricca di momenti divertenti.
Il che è un bel vantaggio, perché tra tanti altri alunni spaventati, lei è l'unica tranquilla. Questa scena rappresenta, per contrasto, un bel messaggio che normalizza la paura e l'ansia del nuovo percorso: un messaggio passato quasi come sottotesto, veicolato non attraverso la protagonista ma tramite le comparse, ma che non sfuggirà ai piccoli lettori in cerca di immedesimazione.
Simbolica la scena che vede Pasqualina in difficoltà proprio al momento di volare: difficile spiccare il volo restando legati a mamma e papà .
Il percorso verso la conquista dell'indipendenza diventa così una storia leggera e per nulla didattica, misurata sul punto di vista del bambino che scopre giorno dopo giorno il bello di crescere.