È proprio qui che brulica la vita narrata da Sibylle von Olfers nel suo libro più noto, La piccola storia dei bambini radice, un classico della letteratura d'infanzia nato in Germania nel 1906 e oggi riedito in Italia, sebbene non per la prima volta, da Pulce edizioni.
La piccola storia dei bambini radice trasmette una forte connessione tra bambini e natura, un ideale forse al giorno d'oggi più immaginato che reale, e ci trasporta in un mondo di esseri fatati e creature del bosco, che insieme al gusto antico delle illustrazioni ci fa entrare in una dimensione fuori dal tempo, quasi a svelarci i segreti inconfessabili della terra.
È proprio Madre Terra a dettare i tempi e le azioni di questi bambini radice, putti identici tra loro, sereni nel volto, entità che in qualche modo appartengono al mondo vegetale e animale al tempo stesso. È primavera, infatti, e i bambini si svegliano, ripongono le vesti marroni per cucire e indossare quelle colorate, e poi dipingono di colori vivaci coccinelle e maggiolini.
Artefici del risveglio della natura, escono dalla terra per popolare i prati e si fondono e confondono tra i fiori: ogni bambino secondo il suo colore si identifica con una viola, un mughetto o una ninfea, per poi rincasare, come in un ciclico letargo, al sopraggiungere dell'autunno.
Con le sue rime forse non originali ma ben formate, anche nel ritmo, che Pulce edizioni ha stampato in carattere maiuscolo per incontrare anche i primi lettori, La piccola storia dei bambini radice ha sentori di filastrocca e di leggenda, quasi volesse spiegare con questa magia i cambiamenti delle stagioni.
Le illustrazioni segnano una cesura tra la vita "sotto", rappresentata a
piena pagina, e quella "sopra", racchiusa in forme decorate da elementi
naturali, che ricordano i capilettera miniati o le pale d'altare: è come se in superficie l'essenza di questi magici bambini si facesse più eterea e inconsistente, ed essi diventassero puro spirito delle stagioni.
C'è sempre qualcosa di magico che ci sfugge, nel mutare della Natura.