Da lontano, si sa, certe cose si vedono meglio. Si può perdere forse qualche dettaglio, ma si percepisce molto più chiaramente il quadro d'insieme, e forse il senso delle cose.
Ventimila leghe sopra i cieli di Andrea Valente (Lapis edizioni) è esattamente questo: un viaggio, o meglio una scampagnata, veloce e spensierata, senza troppi bagagli da portarsi appresso, fuori dalla Terra, per guardare da lontano questo nostro pianeta e i suoi abitanti.
Il libro è una raccolta di sedici tra scritti, racconti e filastrocche, che spaziano tra Terra, luna e pianeti vari, in bilico tra scienza e fantasia, sempre con un punto di vista insolito sulle cose.
Si parte da una versione del tutto apocrifa della cosmogonia, in cui Dio si approccia alla creazione passando attraverso vari tentativi, amalgamando ingredienti diversi come carne macinata o farina doppio zero, prima di scegliere i quattro elementi e formare infine la Terra.
E di questa Terra appena creata, vediamo nel libro vizi, virtù, incoerenze e piccole assurdità. Soprattutto, cogliamo la relatività di tutte le cose, perché in questo confronto continuo tra il nostro pianeta e lo spazio ogni cosa appare ridimensionata.
Il sindaco del paese di Giove si trova faccia a faccia col sindaco di Giove (il pianeta), mentre un avventuroso viaggiatore terrestre incontra un pubblico di curiosi extraterrestri che gli chiedono perché abbia proprio due gambe e cosa ci faccia il naso in mezzo al viso e non sotto l'ascella (infilandosi il naso sotto l'ascella, l'avventuroso viaggiatore trova la risposta a questa domanda).
E ancora, come in una barzelletta, un tedesco, un francese, un inglese, un italiano, un americano e un giapponese si trovano al bar, in compagnia di un extraterrestre, ognuno pronto a raccontare i pregi del proprio popolo, che ritiene superiore agli altri.
Tutto improvvisamente sembra meno scontato: il modo in cui siamo fatti, le nostre abitudini. Chi l'ha detto che le cose siano per forza giuste e normali così?
Andrea Valente non ce lo chiede esplicitamente, non moraleggia mai. Preferisce raccontare, e farci sorridere, con il suo stile ironico e la sua scrittura arguta, ricca di battute e giochi di parole.
Ventimila leghe sopra i cieli impasta sapientemente immaginazione e umorismo con nozioni di astronomia e di mitologia, infilandole un po' qua un po' là tra racconti e filastrocche, come nello spassoso alfabeto galattico, tra la A di astronave, la B di big bang e la Z di Zenit, o nella storia in cui gli dei dell'antica grecia si spartiscono i pianeti (Marte a Marte, Venere a Venere e così via).
I brani, tutti indipendenti l'uno dall'altro, sono brevi, di poche pagine l'uno, e introdotti da una sola illustrazione, allegra e colorata. Il testo lascia così spazio all'immaginazione di chi legge, guidata da descrizioni leggere e mai eccessive.
Guardando la Terra dal cielo, insomma, si impara qualcosa e si scopre, sorridendo, che non c'è un unico modo di vedere le cose.
Le costellazioni, ad esempio: cosa c'è di più arbitrario? Tanto che in uno dei racconti, il protagonista vede in Orione una caffettiera. Come dargli torto? Anche a me quell'insieme di stelle ricorda più una gigantesca moka che un cacciatore (o è la mia insaziabile voglia di caffè a parlare?).
Peccato che, ai tempi in cui la storia è ambientata, le caffettiere non fossero ancora state inventate, e dunque il protagonista non potesse essere preso sul serio dai suoi interlocutori.
Eppure questa è una cosa che ho sempre pensato, guardando le stelle: ma perché gli antichi si sono inventati proprio quelle costellazioni e non altre?
È uno dei tanti spunti di riflessione che lascia questo libro, tra una risata e l'altra.
Ho preso allora una carta celeste e l'ho ricalcata omettendo di segni di unione tra le stelle, che formano, appunto, le costellazioni.
Ne ho messe due copie in un foglio pdf pronto da stampare, se volete giocare con le stelle anche voi (non me ne vogliano gli astronomi, ma ho preso una carta celeste a caso, di cui non conosco le coordinate, e con ogni probabilità ho anche omesso qualche astro importante nel ricalcarla).
Basta una matita per giocare poi al classico "unisci i puntini", ma stavolta senza i numeri prestampati: sarà la nostra immaginazione a vedere le forme.
Io ho trovato: la costellazione della volpe.
Quella dell'elefante.
Quella del calciatore che esulta.
Che poi sta lì, dalle parti di Orione anche lui.
Sicuramente per riuscire a segnare si sarà fatto un buon caffè.
Ventimila leghe sopra i cieli di Andrea Valente (Lapis edizioni) è esattamente questo: un viaggio, o meglio una scampagnata, veloce e spensierata, senza troppi bagagli da portarsi appresso, fuori dalla Terra, per guardare da lontano questo nostro pianeta e i suoi abitanti.
Il libro è una raccolta di sedici tra scritti, racconti e filastrocche, che spaziano tra Terra, luna e pianeti vari, in bilico tra scienza e fantasia, sempre con un punto di vista insolito sulle cose.
Si parte da una versione del tutto apocrifa della cosmogonia, in cui Dio si approccia alla creazione passando attraverso vari tentativi, amalgamando ingredienti diversi come carne macinata o farina doppio zero, prima di scegliere i quattro elementi e formare infine la Terra.
E di questa Terra appena creata, vediamo nel libro vizi, virtù, incoerenze e piccole assurdità. Soprattutto, cogliamo la relatività di tutte le cose, perché in questo confronto continuo tra il nostro pianeta e lo spazio ogni cosa appare ridimensionata.
Il sindaco del paese di Giove si trova faccia a faccia col sindaco di Giove (il pianeta), mentre un avventuroso viaggiatore terrestre incontra un pubblico di curiosi extraterrestri che gli chiedono perché abbia proprio due gambe e cosa ci faccia il naso in mezzo al viso e non sotto l'ascella (infilandosi il naso sotto l'ascella, l'avventuroso viaggiatore trova la risposta a questa domanda).
E ancora, come in una barzelletta, un tedesco, un francese, un inglese, un italiano, un americano e un giapponese si trovano al bar, in compagnia di un extraterrestre, ognuno pronto a raccontare i pregi del proprio popolo, che ritiene superiore agli altri.
Tutto improvvisamente sembra meno scontato: il modo in cui siamo fatti, le nostre abitudini. Chi l'ha detto che le cose siano per forza giuste e normali così?
Andrea Valente non ce lo chiede esplicitamente, non moraleggia mai. Preferisce raccontare, e farci sorridere, con il suo stile ironico e la sua scrittura arguta, ricca di battute e giochi di parole.
Ventimila leghe sopra i cieli impasta sapientemente immaginazione e umorismo con nozioni di astronomia e di mitologia, infilandole un po' qua un po' là tra racconti e filastrocche, come nello spassoso alfabeto galattico, tra la A di astronave, la B di big bang e la Z di Zenit, o nella storia in cui gli dei dell'antica grecia si spartiscono i pianeti (Marte a Marte, Venere a Venere e così via).
I brani, tutti indipendenti l'uno dall'altro, sono brevi, di poche pagine l'uno, e introdotti da una sola illustrazione, allegra e colorata. Il testo lascia così spazio all'immaginazione di chi legge, guidata da descrizioni leggere e mai eccessive.
Guardando la Terra dal cielo, insomma, si impara qualcosa e si scopre, sorridendo, che non c'è un unico modo di vedere le cose.
Le costellazioni, ad esempio: cosa c'è di più arbitrario? Tanto che in uno dei racconti, il protagonista vede in Orione una caffettiera. Come dargli torto? Anche a me quell'insieme di stelle ricorda più una gigantesca moka che un cacciatore (o è la mia insaziabile voglia di caffè a parlare?).
Peccato che, ai tempi in cui la storia è ambientata, le caffettiere non fossero ancora state inventate, e dunque il protagonista non potesse essere preso sul serio dai suoi interlocutori.
Eppure questa è una cosa che ho sempre pensato, guardando le stelle: ma perché gli antichi si sono inventati proprio quelle costellazioni e non altre?
È uno dei tanti spunti di riflessione che lascia questo libro, tra una risata e l'altra.
l'inventacostellazioni.
Ho preso allora una carta celeste e l'ho ricalcata omettendo di segni di unione tra le stelle, che formano, appunto, le costellazioni.
Ne ho messe due copie in un foglio pdf pronto da stampare, se volete giocare con le stelle anche voi (non me ne vogliano gli astronomi, ma ho preso una carta celeste a caso, di cui non conosco le coordinate, e con ogni probabilità ho anche omesso qualche astro importante nel ricalcarla).
Basta una matita per giocare poi al classico "unisci i puntini", ma stavolta senza i numeri prestampati: sarà la nostra immaginazione a vedere le forme.
Io ho trovato: la costellazione della volpe.
Quella dell'elefante.
Quella del calciatore che esulta.
Che poi sta lì, dalle parti di Orione anche lui.
Sicuramente per riuscire a segnare si sarà fatto un buon caffè.