Madelief è certamente un'amica in cui il bambino si rispecchia, per rileggere le proprie sensazioni, i propri desideri, la propria quotidianità .
Madelief. Lanciare le bambole, da poco ristampato da Camelozampa, è il primo titolo di una fortunata serie di libri dell'olandese Guus Kuijer e rappresenta il suo debutto nella letteratura per l'infanzia. Siamo nefli anni '70, ma il testo non sembra affatto invecchiato. Tradotto da Valentina Freschi, è un romanzo che parla con la voce dei bambini, mettendosi al loro fianco e non guardandoli mai dall'alto, e questo, probabilmente, ne ha decretato il successo.
Strutturato a capitoli brevi, tra loro quasi del tutto indipendenti, Madelief. Lanciare le bambole si struttura con pochissime descrizioni e un ritmo incalzante di dialoghi tra i tre protagonisti: Madelief, la sua amica Roos e il suo amico Jan-Willem. Queste scelte narrative rendono il libro semplice e agile da leggere senza nulla togliere alla piacevolezza della prosa e delle avventure.
Madelief, Roos e Jan-Willem non hanno un'età ben definita, ma li immaginiamo lì, al confine tra infanzia e adolescenza, troppo piccoli per essere grandi, intenti a cercare il senso della vita ma pronti a lasciarsi andare ai giochi.
Quelle dei tre protagonisti sono avventure quotidiane, nuove scoperte, piccole marachelle, di quelle che servono a capire meglio il mondo e la vita.
In una narrazione dolce e spiritosa al tempo stesso, li vediamo discutere del futuro e di cosa vogliono fare da grandi, commentare trasmissioni tv, osservare gli animali del giardino, ma anche scambiarsi un furtivo primo bacio per poi cambiare subito argomento.
Jan-Willem, più tenero e ingenuo, finisce per soccombere sempre alle decisioni delle due amiche, come quando lui vuole giocare a fare il "coi boi" ma Madelief ha deciso che sarà invece un bebé, perché lei e Roof vogliono giocare alla famiglia.
I tre affrontano anche le prime responsabilità "da grandi", facendo la spesa, o portando un animale ferito dal veterinario. Parlano del futuro (Roos vuole sposarsi, Madelief no), ma si ritrovano subito dopo a giocare, catturati dalle proprie fantasie.
Madelief è l'anima inquieta del gruppo, quella che se ne inventa sempre una nuova, che più degli altri si sente sicura di sé. Ma il racconto è corale, e la bambina che dà il nome al libro ne è soltanto una co-protagonista. La preadolescenza è un'età fatta di identità di gruppo, più ancora che personali, ed è attraverso il gruppo che Madelief. Lanciare le bambole parla ai bambini, si intrufola in questa età di mezzo per farli sentire meno soli.