Il libro di oggi inizia con un invito a guardare un fantasma.
E se vi state immaginando una figura stilizzata con un lenzuolo e due buchi per gli occhi, no: si tratta proprio di un fantasma che non si vede.
Questo incipit è in qualche modo emblematico dell'essenza di questo albo, che coinvolge il lettore in un gioco a tre tra lui, i protagonisti e la voce narrante, un gioco che scardina i meccanismi della narrazione, del detto e non detto, del visto e non visto.
Se vi sembra di aver già sentito qualcosa di simile, è perché Guarda il fantasma, l'albo di cui vi parlo oggi, è il seguito ideale di Guarda il gatto, di David LaRochelle e Mike Wohnoutka, edito anch'esso da Biancoenero edizioni, che vi avevo presentato qui, e di Guarda il cane.
Protagonisti, stavolta, tre personaggi invisibili: un fantasma, il vento, una fata.
Anche in questo albo saltano i normali meccanismi della narrazione: i personaggi (il solito cane, il solito gatto, e poi fantasma, vento e fata) non si limitano a interagire tra loro ma si appellano direttamente al narratore, che non soltanto agisce da voce onnisciente ma ha anche il potere di modificare gli eventi, portando in scena oggetti e personaggi e contrattando con loro gli sviluppi della storia.
Ancora una volta, leggere diventa una riflessione su "come funziona un libro", anche perché entrano nella storia gli elementi materiali del libro stesso: quando il vento porta via le parole dalla pagina, ad esempio, si rende conto che poi non può più fare nulla.
Ho la sensazione che albi come Guarda il fantasma non si limitino a intrattenere e a divertire, ma rendano anche l'oggetto-libro qualcosa di più curioso e più familiare al tempo stesso, qualcosa di magico, non solo perché racconta storie, ma perché le fa in qualche modo accadere. E per chi ancora non sa leggere, questa può essere una scoperta fondamentale.