A volte il confine tra il credere e il non credere in qualcosa di soprannaturale (che sia magia, religione o anche semplicemente il destino) sta semplicemente nell'interpretazione che diamo alle cose.
E l'infanzia e la preadolescenza conservano più di altre età quella capacità di trovare significati segreti e nascosti nel quotidiano, quei significati che trasformano una vicenda in una storia.
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È questo il fil rouge che troviamo, punteggiato da altri temi come la gelosia e l'accoglienza della diversità , in Le fate non esistono(link affiliato), uno dei mini-romanzi di Il Castoro, scritto da Nicoletta Gramantieri e illustrato da Silvia Vanni. Un romanzo che parte con un'immagine senza tempo: tre ragazzi stesi nell'erba alta a scambiarsi pensieri. Pensieri sulle fate.
Merope, la protagonista, è sicura che esistano: ne ha vista una! Era una signora vestita in modo strano che ha incrociato al supermercato.
E quando il giorno dopo il desiderio di Merope, quello di far scomparire la sorellina che si prende tutte le attenzioni dei genitori, sembra essersi esaudito, i tre ragazzi si lanciano in un'avventura tutto sommato ordinaria, ma che nella loro percezione diventa quasi leggenda.
Inizia così la ricerca della fata per annullare il desiderio, l'esplorazione di una casa abbandonata dove la sorellina potrebbe essere prigioniera, la lotta contro ragni che agli occhi dei protagonisti sono creature megiche e malvagie.
E così, anche quando vengono allo scoperto alcuni malintesi che sembrano dare spiegazioni più plausibili a quanto successo, i ragazzi continueranno a credere, o a fingere di farlo, alle spiegazioni magiche che hanno costruito, fatte di amuleti e spiriti maligni, e la fata, un'anziana ospite di una struttura residenziale destinata a persone non del tutto autosufficienti, diventerà una nuova compagna di giochi a carte con cui passare il tempo.
La parola "strega" ci riporta alla mente nasi bitorzoluti, denti marci e soprattutto un carattere tremendo.
Ma non sempre è così.
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Se a questo punto noi adulti, più navigati per quanto riguarda le fiabe, immaginiamo l'ira tremenda della strega, malefici scagliati per vendetta e prove ardue per salvarsi la pelle, beh... saremo smentiti. Verdiana è ritratta come una ragazza giovane, dagli abiti semplici e dall'espressione serena, e di fronte allo sgarbo compiuto dal padre di Ciclamina, beh... si limita a una richiesta di scuse, altrimenti lo trasformerà in rospo.
È dall'incontro con Verdiana che Ciclamina inizia il suo percorso da apprendista strega. Una strega buona, però, che con i suoi incantesimi fa crescere piante e che ha per migliore amico un topolino. Una strega curiosa, che a volte ficca il naso dove non dovrebbe. Una strega che sbaglia, ma impara che gli errori servono per crescere e capire.
L'impressione è di non essere mai davvero in pericolo, e di godersi un viaggio onirico, fatto di mondi da scoprire e di buoni sentimenti.
Ciclamina(link affiliato) è un libro che si legge facilmente, con poche parole, ma molte pagine e l'aspetto (da fuori) di un libro "da grandi", il che rende la lettura gratificante anche ai lettori alle prime armi. Ma è anche una bella favola per una lettura condivisa con i più piccolini, già dai 3-4 anni.
Non conta l'età . Basta solo lasciarsi trasportare dalle parole, dagli acquerelli, dalla magia.
Ci si aspetta in genere che un libro per bambini sia piano e lineare, almeno nel suo primo livello di lettura: che sia chiaro da subito qual è il tema, la direzione che prende la trama.
Non è detto che debba essere così.
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Per catturare un rospo magico di Pierdomenico Baccalario e Daniela Demurtas, edito da Camelozampa, spiazza il lettore fin dalla prima pagina per il peculiare rapporto tra testo e immagine: di fatto, sembra che parole e illustrazioni raccontino due storie completamente diverse, in palese rottura, per chi mastica un po' di semiotica, della massima conversazionale di Grice sulla pertinenza.
Proseguendo la lettura, ci si aspetta che queste due strade si incontrino, ma questo non avviene mai, perlomeno non in modo esplicito e non totalmente, lasciando grande spazio alle inferenze compiute dal lettore. Quello che mi piace, di questo approccio, è che si pone di fronte al lettore bambino attribuendogli grande dignità e competenza: lo coinvolge nella costruzione della storia, e allo stesso tempo, attraverso questa operazione, gli insegna moltissimo su come la comunicazione e la narrazione funzionano.
Tornando al contenuto, il testo resta coerente, e fedele al titolo, dall'inizio alla fine, fornendo le istruzioni su come fare Per catturare un rospo magico, appunto: bisogna indossare un cappello viola, farsi accompagnare da un buon amico, conoscere almeno un passaggio segreto...
Proseguendo, queste tracce restano lì, sospese, e per un po' anche a livello visivo l'albo riprende il suo più tradizionale spirito avventuroso, con tanto di mappa-gioco disegnata dai bambini.
Non manca nemmeno il classico percorso in un bosco dalle forme spettrali e dai colori insoliti (Daniela Demurtas interpreta molto bene la dimensione in bilico tra gioco, magia e realtà di questa storia).
Il testo di Baccalario non lo dirà mai, ma dalle immagini scopriamo che la ricerca del rospo magico, capace di esprimere desideri, ha a che fare proprio con la scomparsa della cagnolina, e tutto il non-detto ritroverà infine un senso, sciogliendo una tensione che si fa via via più densa.
Eco la definirebbe probabilmente una vera e propria "passeggiata nel bosco letterario": e come tutte le passeggiate, conta dove ci porta, ma soprattutto quello che ci fa vivere lungo il cammino.
Julia Donaldson, maga delle parole che non ha bisogno di grandi presentazioni, e la matita vivace di Nick Sharrat, che avevamo conosciuto in Il gatto e il re e il drago sputafuoco, hanno unito la magia dei giochi di prestigio e l'effetto magico delle finestrelle da aprire in Maga Mù, un divertente cartonato per coinvolgere i bambini, dai due anni, nella lettura.
Maga Mù è una maga pasticciona, che cerca di far apparire un coniglio ma non ci riesce mai.
È il bambino, insieme al lettore, a sollevare le finestrelle per verificare il risultato dell'incantesimo della mucca, che non è mai quello sperato: sotto il cappello ci sono dei fiori, sotto la tovaglia un maialino...
Il gioco della scoperta si accompagna alla piacevolezza della formula in rima (magari mimata con dei gesti), che aggiunge divertimento alla lettura ma crea anche attesa, come se il sollevamento della finestrella diventasse un momento rituale.
Non so se vi è mai capitato, con i bambini, che il ditino arrivasse alla finestrella troppo presto rispetto a quanto il testo richieda: ecco, in Maga Mù i tempi sono scanditi dalla recitazione della formula, dal tono di voce che si chiude, perciò il bambino saprà attendere il momento giusto, e poi ridere (anche se è già la ventesima volta che lo leggete e quindi lo sa già !) del pasticcio combinato dalla mucca.
Il linguaggio semplice, le immagini nette e ben delineate, le pagine cartonate lo rendono accattivante per i piccoli, che impareranno presto a memoria il testo per poi "leggere" da soli.
È più magico lo spettacolo del prestigiatore o il libro che lo racconta?
La casa ai confini della magia, romanzo fantasy di Amy Sparkes edito da Terre di Mezzo, racconta la storia di Nove, un'orfanella costretta a vivere in un sottoscala con Taschino, capo (e sfruttatore) di una banda di orfanelli borseggiatori.
In questa vita frustrante e monotona, in cui l'unica gioia arriva dai libri di una vecchia e malandata biblioteca, Nove un giorno ruba un soprammobile a forma di casa, che si trasformerà una casa vera, una casa colpita da una maledizione e abitata da un mago, un troll e un buffo cucchiaio. E sarà lei, naturalmente, a doverli aiutare trovando il modo di rompere l'incantesimo.
È una narrazione che prosegue senza tregua, con pochissimi attimi di riflessione, concatenando uno dietro l'altro incantesimi e sorprese: la casa nasconde infatti innumerevoli segreti, alcuni comici, altri terrificanti, dal bagno che cambia posizione (una bella seccatura!), all'armadietto del the che trasfigura per un attimo tutte le persone presenti, dal giardino infestato ogni giorno della settimana da mostri diversi a rotazione alla biblioteca con i libri guerrieri.
È paradossalmente proprio quando, verso la fine, la tensione aumenta di livello e i pericoli crescono, che vediamo disvelarsi ed evolvere alcuni personaggi, talvolta in modo atteso, talvolta meno, dando un senso di compiutezza alla storia.
Tra una scena comica e una nonsense, momenti di tensione e momenti distensivi, La casa ai confini della magia scorre velocissimo, una pagina dopo l'altra, mantenendo sempre alto il livello di intrattenimento.
Vi è mai capitato di temere di leggere un libro o di guardare un film per paura di restare delusi da una storia, da un autore o da un regista che amavate particolarmente?
È stato così per me con La BandaCadabra di Neil Patrick Harris (editrice Il Castoro).
Ho amato il Neil Patrick Harris attore in How I met your mother e in Una serie di sfortunati eventi. Ho adorato il Neil Patrick Harris papà quando ho visto i travestimenti a tema della sua famiglia (cercate su Google: sono fantastici).
Come avrei reagito se il Neil Patrick Harris scrittore mi avesse deluso?
Ma tant'è. La sua personalità mi incuriosiva troppo e l'argomento principale del libro – la magia – mi stuzzicava, e così ho voluto correre il rischio.
Be', La BandaCadabra (titolo che Maria Laura Capobianco ha tradotto splendidamente) non mi ha deluso.
È un romanzo coinvolgente, avventuroso, curioso, con uno stile fresco e qualche trovata accattivante.
La storia è quella di Carter, giovane orfano che vive con uno zio imbroglione e farabutto. Appassionato di trucchi di magia, che gli erano stati insegnati dai genitori, è ora costretto ad affiancare il suo tutore che usa questi trucchi per derubare la gente.
Nel primo capitolo del romanzo, lo vediamo fuggire da questa vita, nella quale non si riconosce.
Arrivato nella cittadina di Mineral Wells, si imbatterà in una fiera ambulante gestita dall'avido e truffaldino B. B. Bosso, che non potrà fare a meno di notare il suo talento nei giochi di prestigio, e nell'affascinante prestigiatore Vernon, che a differenza di Bosso e dello zio di Carter sembra considerare la magia un mezzo per intrattenere e non per derubare gli altri.
Conoscerà poi Leila, figlia adottiva di Vernon e dell'"altro signor Vernon", Theo e Ridley, un gruppo di ragazzi appassionati di magia. Con loro metterà a punto nuovi trucchi e vivrà avvincenti avventure, ma soprattutto scoprirà che la vera magia esiste: non nei trucchi e nei giochi di prestigio, ma nel calore dell'amicizia e della famiglia.
Nonostante l'evidente polarizzazione in "buoni e cattivi" (nessun colpo di scena: chi sembra buono da subito lo è, e viceversa) e spiegazioni a volte troppo esplicite, ai limiti della credibilità , sia nei dialoghi che nella prosa, La BandaCadabra non manca di catturare il lettore con le sue vicende, complice anche uno stile narrativo accattivante, che spesso sospende la storia per rompere la quarta parete e spiegare al lettore qualche scelta liguistica o coinvolgerlo in prima persona in una riflessione.
I capitoli sono anche intervallati da piccole lezioni di prestidigitazione e trucchi di prestigio (Neil Patrick Harris è anche presidente del club "Magic Castle" di Hollywood). Ho particolarmente apprezzato l'approccio generale a questo argomento: non si lasciano porte aperte a cialtroni e mistificatori. Si comunica chiaramente che gli spettacoli di magia non sono altro che trucchi (che possono essere fatti a fin di bene o per ingannare) e che la magia, quella vera, è solo quella che si trova nell'animo delle persone.
Ad aumentare l'aura di mistero e stupore, piccoli messaggi in codice nascosti tra le pagine del libro, che il lettre dovrà decodificare. La BandaCadabra è un romanzo dalle pagine fitte e con un lessico a volte ricercato, non adatto ai lettori alle primissime armi. Le illustrazioni sono poche e non particolarmente determinanti nella comprensione del libro: bastano le parole e le descrizioni, ben dettagliate ma mai eccessive, a far comparire davanti agli occhi di chi legge scenari, visi, espressioni e ambientazioni. Come per magia.
Ehi, psst: per caso anche voi, come il Piccolo T, vi siete appassionati all'idea di poter fare uno spettacolo di prestigio?
Allora vi lascio uno strumento facile facile da costruire:
il portafogli magico.
Bastano due rettangoli di cartone e due, altrettanto grandi, di cartoncino colorato, oltre a quattro nastri di stoffa.
Sistemate i nastri a X su uno dei cartoncini, e paralleli sull'altro.
Fissate sul retro i nastri con del nastro adesivo, ma da un lato solo: dall'altro lato, andranno fissati non al proprio cartoncino, ma all'altro.
Forse è più semplice se ve lo faccio vedere con uno schema (il colore "sbiadito" indica che il nastro si trova sul retro del cartoncino).
Ora, avete il vostro portafogli magico, che si apre da entrambe le parti.
(se non sono stata chiara, cercate "magic wallet" su youTube: troverete molti tutorial.)
Se infilate una banconota nel sostegno "a croce" potete (girando abilmente il portafogli tra le mani per camuffare il fatto che lo aprite dall'atro lato) spostarla magicamente nel sostegno parallelo.
Volete fare di più? Volete far sparire una moneta?
Prendete due quadrati di carta e piegateli in nove quadranti:
Ora incollateli con del biadesivo al centro del sostegno a croce, uno da un lato e uno dall'altro, tenendo l'apertura verso l'esterno.
Apritene uno, appoggiateci una moneta, richiudetelo, girate il portafogli tra le mani e... abracadabra!
La moneta scompare! Fatela anche riapparire, però, soprattutto se arriva dal pubblico: non vorrete mica fare gli imbroglioni come lo zio di Carter, vero?
Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.