Il silenzio ha tanti linguaggi.
Abituati come siamo ad essere circondati da fiumi di parole, non ci soffermiamo abbastanza a riflettere su tutte le cose che comunicano, attorno a noi, pur non essendo parole.
Gita sulla luna di John Hare (Babalibri) è un silent book, un libro senza parole, ma sa comunicare molto efficacemente il suo racconto, trasmettendone non solo la trama, ma anche atmosfere e sensazioni.
L'ambientazione, oltre ad essere la chiave della storia, è particolarmente appropriata: sulla luna, infatti, non essendoci atmosfera, non si sentono suoni.
E così ci lasciamo trasportare dalle immagini, rotonde, ricche di chiaroscuri, con pochi tocchi colorati eppure allegre, e seguiamo le vicende del protagonista.
Ci troviamo in un futuro in cui i viaggi spaziali sono evidentemente così comuni che si può andare in gita scolastica sulla luna.
La navicella spaziale, gialla e con tanti finestrini, sembra proprio un ibrido tra uno shuttle e uno scuolabus, e tra i personaggi ben bardati con tuta e casco da astronauta individuiamo un maestro, più grande, e una scolaresca.
Notiamo subito che uno dei bambini resta indietro. È l'unico ad avere in mano un blocco da disegno e dei pastelli, anziché un tablet. Dalla superficie grigia della luna guarda il cielo, dove appare nei suoi colori la Terra, e così decide di appartarsi e disegnarla, mentre il maestro illustra l'ambiente lunare ai suoi compagni.
Il bambino però si addormenta, e non si accorge che è giunta l'ora di ripartire; la navetta-scuolabus è decollata senza di lui. Dopo un iniziale smarrimento, il bambino ricomincia a fare ciò che gli riesce meglio: disegnare. È a quel punto che un alieno sbuca da dietro un masso per spiarlo e, incuriosito, chiama i suoi compagni.
Teneri, simpatici, grigi come il satellite che li ospita, gli alieni si dimostrano amichevoli: dopo un iniziale paura, troveranno nel disegno un linguaggio comune.
Il bambino porta il colore nella loro vita: una scoperta entusiasmante, per loro. Ma anche il grigio degli alieni resterà nel cuore del piccolo terrestre, come scopriremo quando la storia troverà la sua conclusione.
Poetica, curiosa e ricca di significati, la storia di Gita sulla luna ci racconta di amicizia e diversità , di ricerca di un linguaggio comune anche dove non c'è, della ricchezza che può nascere dal conoscere nuove culture, di complicità : il piccolo protagonista manterrà infatti segreto questo incontro, proteggendo i suoi nuovi amici dalla curiosità altrui.
E c'è ancora un tema, nascosto ma non troppo: l'importanza di ascoltare le proprie sensazioni, seguire le proprie inclinazioni e mettere in ogni cosa un po' di se stessi. Alla fine, lo scolaro che non ha seguito le spiegazioni "standardizzate" del maestro sarà quello che della luna ha scoperto di più.
Gita sulla luna fonde in modo sorprendente azione e poesia, ambientazione fantastica e sentimenti reali: senza parole, si può dire ancora moltissimo.
Abituati come siamo ad essere circondati da fiumi di parole, non ci soffermiamo abbastanza a riflettere su tutte le cose che comunicano, attorno a noi, pur non essendo parole.
Gita sulla luna di John Hare (Babalibri) è un silent book, un libro senza parole, ma sa comunicare molto efficacemente il suo racconto, trasmettendone non solo la trama, ma anche atmosfere e sensazioni.
L'ambientazione, oltre ad essere la chiave della storia, è particolarmente appropriata: sulla luna, infatti, non essendoci atmosfera, non si sentono suoni.
E così ci lasciamo trasportare dalle immagini, rotonde, ricche di chiaroscuri, con pochi tocchi colorati eppure allegre, e seguiamo le vicende del protagonista.
Ci troviamo in un futuro in cui i viaggi spaziali sono evidentemente così comuni che si può andare in gita scolastica sulla luna.
La navicella spaziale, gialla e con tanti finestrini, sembra proprio un ibrido tra uno shuttle e uno scuolabus, e tra i personaggi ben bardati con tuta e casco da astronauta individuiamo un maestro, più grande, e una scolaresca.
Notiamo subito che uno dei bambini resta indietro. È l'unico ad avere in mano un blocco da disegno e dei pastelli, anziché un tablet. Dalla superficie grigia della luna guarda il cielo, dove appare nei suoi colori la Terra, e così decide di appartarsi e disegnarla, mentre il maestro illustra l'ambiente lunare ai suoi compagni.
Il bambino però si addormenta, e non si accorge che è giunta l'ora di ripartire; la navetta-scuolabus è decollata senza di lui. Dopo un iniziale smarrimento, il bambino ricomincia a fare ciò che gli riesce meglio: disegnare. È a quel punto che un alieno sbuca da dietro un masso per spiarlo e, incuriosito, chiama i suoi compagni.
Teneri, simpatici, grigi come il satellite che li ospita, gli alieni si dimostrano amichevoli: dopo un iniziale paura, troveranno nel disegno un linguaggio comune.
Il bambino porta il colore nella loro vita: una scoperta entusiasmante, per loro. Ma anche il grigio degli alieni resterà nel cuore del piccolo terrestre, come scopriremo quando la storia troverà la sua conclusione.
Poetica, curiosa e ricca di significati, la storia di Gita sulla luna ci racconta di amicizia e diversità , di ricerca di un linguaggio comune anche dove non c'è, della ricchezza che può nascere dal conoscere nuove culture, di complicità : il piccolo protagonista manterrà infatti segreto questo incontro, proteggendo i suoi nuovi amici dalla curiosità altrui.
E c'è ancora un tema, nascosto ma non troppo: l'importanza di ascoltare le proprie sensazioni, seguire le proprie inclinazioni e mettere in ogni cosa un po' di se stessi. Alla fine, lo scolaro che non ha seguito le spiegazioni "standardizzate" del maestro sarà quello che della luna ha scoperto di più.
Gita sulla luna fonde in modo sorprendente azione e poesia, ambientazione fantastica e sentimenti reali: senza parole, si può dire ancora moltissimo.