La paura nasce da dentro.
E da dentro, a volte, trasfigura tutto quello che c'è fuori. Un'ombra diventa un mostro, un suono lontano si fa minaccioso, i nostri sensi vengono ingannati e percepiscono pericoli anche nella quotidianità .
Con E se...? (pubblicato in Italia da Camelozampa con traduzione di Sara Saorin) Anthony Browne mette in scena la paura, senza analizzarla, senza raccontarla a voce, senza nemmeno demonizzarla.
La attraversa, la fa vivere, la sa rendere perfino curiosa, interessante. Artistica.
Joe, un bambino, sta per andare alla sua prima festa di compleanno, accompagnato dalla madre, ma la situazione, per lui nuova, lo spaventa.
Inoltre, ha dimenticato l'invito e non ricorda il civico della casa.
Lo vediamo muoversi un po' impacciato, con il regalo in mano. I suoi dubbi si manifestano in continue, incalzanti domande alla madre:
Ma c'è una seconda manifestazione delle sue paure, non verbale, e proprio per questo più piena.
Lungo la via, mamma e figlio si fermano a sbirciare dalle finestre delle case che incontrano, per trovare quella giusta.
Anthony Browne è un maestro nel farci entrare con cuore e animo nella scena. Ci fa camminare lungo la strada deserta, al buio, mostrandoci una luce che brilla da una finestra. Poi, nella pagina successiva, la finestra diventa una cornice che invade l'intero spazio della doppia pagina, e ci proietta dentro una casa estranea, con curiosità e stupore.
Quello che vediamo nelle case degli altri ha contorni onirici e surreali, non sempre immediatamente percepibili.
I due anziani che leggono, seduti sulla poltrona, sembrerebbero due anziani qualunque, ed è solo osservando che iniziamo a notare dettagli insoliti, come due strane antenne sulla testa di lui.
La narrazione ci tiene in equilibrio su un filo tra curiosità e inquietudine.
Leggendo, cerchiamo di anticipare quello che vedremo dentro le case, di riconoscere le sagome dietro la finestra, cogliere indizi dalla facciata.
Quello che troviamo dentro, però, assume sempre contorni inimmaginabili: un elefante che occupa l'intera stanza, i personaggi di un quadro di Bruegel sulla plancia di gioco di "snake and ladders".
Sono reali, le cose che vediamo, o sono l'espressione delle paure di Joe?
Il libro non interpreta, si limita a mostrare. Nemmeno i protagonisti commentano. Tutto si snoda tra l'emozione e l'incanto artistico delle immagini, mentre la struttura della narrazione si ripete uguale a se stessa: prima le domande di Joe alla madre, poi la casa vista da fuori, infine lo sguardo dentro la finestra. Finché i due non arrivano alla casa dell'amico di Joe, e improvvisamente tutto si fa normale e rassicurante.
Joe entra felice tra i suoi amici, ed è la madre, che finora ha cercato di infondere serenità al figlio, ad essere preoccupata ora: si divertirà , il bambino? Starà bene?
La dimensione così estranea e oscura vissuta durante il percorso si dipana nelle ultime immagini, dove un primo piano di Joe ci accoglie felice e luminoso.
Ogni paura è passata, è rimasto soltanto il divertimento della festa.
E l'emozione delle immagini di un grande autore, che il lettore si porta dentro.
E da dentro, a volte, trasfigura tutto quello che c'è fuori. Un'ombra diventa un mostro, un suono lontano si fa minaccioso, i nostri sensi vengono ingannati e percepiscono pericoli anche nella quotidianità .
Con E se...? (pubblicato in Italia da Camelozampa con traduzione di Sara Saorin) Anthony Browne mette in scena la paura, senza analizzarla, senza raccontarla a voce, senza nemmeno demonizzarla.
La attraversa, la fa vivere, la sa rendere perfino curiosa, interessante. Artistica.
Joe, un bambino, sta per andare alla sua prima festa di compleanno, accompagnato dalla madre, ma la situazione, per lui nuova, lo spaventa.
Inoltre, ha dimenticato l'invito e non ricorda il civico della casa.
Lo vediamo muoversi un po' impacciato, con il regalo in mano. I suoi dubbi si manifestano in continue, incalzanti domande alla madre:
"E se alla festa c'è qualcuno che non conosco?"
...
"E se non mi piace quello che c'è da mangiare?"
Ma c'è una seconda manifestazione delle sue paure, non verbale, e proprio per questo più piena.
Lungo la via, mamma e figlio si fermano a sbirciare dalle finestre delle case che incontrano, per trovare quella giusta.
Anthony Browne è un maestro nel farci entrare con cuore e animo nella scena. Ci fa camminare lungo la strada deserta, al buio, mostrandoci una luce che brilla da una finestra. Poi, nella pagina successiva, la finestra diventa una cornice che invade l'intero spazio della doppia pagina, e ci proietta dentro una casa estranea, con curiosità e stupore.
Quello che vediamo nelle case degli altri ha contorni onirici e surreali, non sempre immediatamente percepibili.
I due anziani che leggono, seduti sulla poltrona, sembrerebbero due anziani qualunque, ed è solo osservando che iniziamo a notare dettagli insoliti, come due strane antenne sulla testa di lui.
La narrazione ci tiene in equilibrio su un filo tra curiosità e inquietudine.
Leggendo, cerchiamo di anticipare quello che vedremo dentro le case, di riconoscere le sagome dietro la finestra, cogliere indizi dalla facciata.
Quello che troviamo dentro, però, assume sempre contorni inimmaginabili: un elefante che occupa l'intera stanza, i personaggi di un quadro di Bruegel sulla plancia di gioco di "snake and ladders".
Sono reali, le cose che vediamo, o sono l'espressione delle paure di Joe?
Il libro non interpreta, si limita a mostrare. Nemmeno i protagonisti commentano. Tutto si snoda tra l'emozione e l'incanto artistico delle immagini, mentre la struttura della narrazione si ripete uguale a se stessa: prima le domande di Joe alla madre, poi la casa vista da fuori, infine lo sguardo dentro la finestra. Finché i due non arrivano alla casa dell'amico di Joe, e improvvisamente tutto si fa normale e rassicurante.
Joe entra felice tra i suoi amici, ed è la madre, che finora ha cercato di infondere serenità al figlio, ad essere preoccupata ora: si divertirà , il bambino? Starà bene?
La dimensione così estranea e oscura vissuta durante il percorso si dipana nelle ultime immagini, dove un primo piano di Joe ci accoglie felice e luminoso.
Ogni paura è passata, è rimasto soltanto il divertimento della festa.
E l'emozione delle immagini di un grande autore, che il lettore si porta dentro.