"Mi dia un pesce, quattro carote, due fettine di carne, un panino con hamburger e insalata e un po' di mortadella, grazie."
"Ecco qua, signora."
"Quant'è?"
"Due euro, prego."
È sempre un affare fare la spesa dal Piccolo T (se non fosse che il cibo è immaginario, naturalmente).
Giocare al negozio gli piace molto (sarà che la nonna lo paga in monetine vere da mettere nel salvadanaio?), perciò ho deciso di regalargliene uno tutto suo e il mese scorso mi sono trasformata in folletto di Babbo Natale con legno, sega, chiodi e pennelli e... un mobile Ikea.
È con grande soddisfazione che vi presento il mio primo "Ikea hack", ovvero la mia prima trasformazione di un mobile Ikea in qualcosa di diverso. Sono partita dallo scaffale Albert, per tre motivi: aveva le dimensioni giuste, sembrava semplice da "hackerare" e, soprattutto, costava solo 12,99 euro.
Ed ecco il mio progetto (ve lo illustro sulla versione montata per poterlo spiegare meglio, ma ovviamente tutte le diverse operazioni di "hackeraggio" vanno fatte sui singoli pezzi prima di montarli):
- tagliare le assi più lunghe appena sopra il terzo scaffale per ridurre l'altezza e recuperare uno degli scaffali,
- spostare l'ultimo scaffale in alto (che a questo punto è rimasto libero) più in sotto, tra il primo e il secondo scaffale. Per farlo, è necessario aggiungere due buchini in ognuna delle assi, in modo da poter fissare il nuovo scaffale (è facile: basta copiare i buchi usati per gli altri).
- l'insegna/tenda del negozio, alla quale ho aggiunto un piccolo pannello dipinto in vernice lavagna, per poter cambiare ragione sociale (almeno lui può farlo senza passare per la burocrazia italiana),
- un piccolo cartello per le offerte e le promozioni (in fondo, è pur sempre il figlio di una pubblicitaria).
Ok, lo confesso: il cartello per le promozioni in realtà non era previsto, all'inizio, ma avevo per errore fatto i buchi per il nuovo scaffale sul lato sbagliato dell'asse, così li ho sfruttati infilandoci dentro due gancetti a L.
Ecco qualche foto del procedimento: ho segnato con una matita il punto in cui trapanare per creare i nuovi buchi, ho avvitato il supporto per il nuovo scaffale, e col mio fido Moto Saw ho ritagliato la "tendina" di compensato da applicare sul davanti.
Ora, le rifiniture: una volta ritagliato il compensato, mano ai pennelli!
Ho dipinto la "tenda" a striscie bianche e rosse, aiutandomi con del nastro adesivo di carta per farle belle dritte.
Ho poi dipinto una piccola insegna, nella quale avevo praticato due buchi col trapano, con due mani di vernice lavagna.
Infine, ho avvitato due occhielli sullo scaffale più alto, proprio dietro la "tenda", per poterci legare, con uno spago grezzo, l'insegna-lavagna. In questo modo, l'insegna resta mobile e, oltre ad essere più semplice da scrivere, può anche essere tolta per trasformare il negozio, ad esempio, in un teatrino.
Sui due gancetti a L ho aggiunto, come vi dicevo, il cartellino per segnalare le offerte speciali.
Si tratta un semplice rettangolo di compensato nel quale ho fatto due buchi per poterlo appendere ai ganci, e che ho poi dipinto con due mani di vernice lavagna da entrambi i lati.
I gancetti a L possono diventare anche degli appendi-borse per fare la spesa, se ad esempio volete metterne uno o due anche dall'altro lato (o se per sbaglio fate un paio di buchini di troppo anche voi!).
Ed ecco il risultato finale, con una shopper di tela pronta per la spesa, gli scaffali riempiti di cassette della frutta di piccolo formato, e le cassette riempite di cibo giocattolo di varia provenienza: quello costruito per la nostra cucinetta, quello che ho creato per un progetto ancora top secret (curiosi, eh?) e quello di legno "da affettare" comprato al Lidl, con i diversi pezzi tenuti assieme dal velcro per poter essere tagliati col coltello giocattolo.
Così, quando faccio la spesa dal Piccolo T, posso anche chiedergli soltanto due fette di mortadella, oppure farmi sfilettare il pesce togliendogli la testa e la coda, e lui diligentemente affetta e infila tutto nella borsetta.
Un paio di volte ho provato a chiedergli soltanto la testa e la coda del pesce, per farci un brodo, ma il conto era sempre "Due euro, prego": prezzo fisso.
A quel punto, tanto vale chiedergli anche del tartufo, ostriche e champagne.