Sono tante le tecniche e le materie prime a disposizione di un illustratore. Abituati a vedere intriganti chine, poetici acquerelli, originali collage, spesso dimentichiamo che il primo materiale creativo è sempre la carta.
Al di là della tecnica utilizzata per disegnare i suoi "gommosi" personaggi, in Mi sento tanto solo (Sinnos edizioni) Sergio Olivotti rende decisamente protagonista la carta.
Lo si vede dalla prima pagina della storia, in cui un personaggio, in basso a destra, dice di sentirsi solo. È piccolo nel grande spazio bianco della pagina.
Dalla pagina accanto, arriva un uccellino.
Man mano che si girano le pagine, entrano in campo i personaggi più svariati.
C'è quello che parla solo in rima, quella che vuole disperatamente un caffè, ci sono addirittura degli ufo.
Il campo resta sempre lo stesso, l'inquadratura non si muove.
È dai margini della pagina che fanno il loro ingresso tutti i personaggi.
Qualcuno arriva dall'alto con una scala, qualcuno dai lati, camminando o volando, qualcuno scavando dal basso, qualcuno addirittura da dietro la pagina.
Dapprima vediamo solo un buchino.
Poi il buco si allarga e il personaggio fa il suo ingresso.
La pagina si riempie di storie, tutte diverse, sconclusionate, alcune che si intrecciano tra loro.
Sembra di vedere il foglio di qualcuno che scarabocchia durante una riunione o una lunga telefonata: presto è tutto talmente affollato che non c'è più spazio, finché il protagonista non prende in mano la situazione.
In Mi sento tanto solo il centro dell'albo non è nella storia, o meglio nelle storie, ma in questo affollamento, nell'utilizzo dello spazio pagina, nelle trovate originali utilizzate per fare entrare in campo omini e animali vari.
È un libro da leggere in bilico tra il puro divertissement dato dalle voci e dai caratteri dei personaggi in gioco e la curiosità sperimentale di scoprire i margini di un libro.
E proprio dall'uso della carta e dei margini siamo partiti per costruire una speciale
Per prima cosa abbiamo disegnato alcuni personaggi sparsi su un foglio a quadretti, ognuno il suo (ad essere pignoli, bisognerebbe accordarsi prima sulle dimensioni di ogni personaggio, ma volevamo divertirci, non essere pignoli).
Abbiamo poi incollato un foglio a quadretti bianco sopra al primo, mettendo la colla solo sui bordi.
Tirando il dado, ognuno aveva diritto ad aprire sul foglio dell'altro una finestrella di lato pari al numero uscito sul dado.
Il dado fa 4? Puoi aprire una finestra di 4x4 quadretti.
Per farlo, abbiamo usato con molta attenzione un taglierino: un modo per allenare la motricità fine e la precisione.
Vince, naturalmente, chi per primo trova tutti i personaggi altrui.
E voi, avete mai pensato di giocare con i "margini" di un foglio?
Al di là della tecnica utilizzata per disegnare i suoi "gommosi" personaggi, in Mi sento tanto solo (Sinnos edizioni) Sergio Olivotti rende decisamente protagonista la carta.
Lo si vede dalla prima pagina della storia, in cui un personaggio, in basso a destra, dice di sentirsi solo. È piccolo nel grande spazio bianco della pagina.
Dalla pagina accanto, arriva un uccellino.
Man mano che si girano le pagine, entrano in campo i personaggi più svariati.
C'è quello che parla solo in rima, quella che vuole disperatamente un caffè, ci sono addirittura degli ufo.
Il campo resta sempre lo stesso, l'inquadratura non si muove.
È dai margini della pagina che fanno il loro ingresso tutti i personaggi.
Qualcuno arriva dall'alto con una scala, qualcuno dai lati, camminando o volando, qualcuno scavando dal basso, qualcuno addirittura da dietro la pagina.
Dapprima vediamo solo un buchino.
Poi il buco si allarga e il personaggio fa il suo ingresso.
La pagina si riempie di storie, tutte diverse, sconclusionate, alcune che si intrecciano tra loro.
Sembra di vedere il foglio di qualcuno che scarabocchia durante una riunione o una lunga telefonata: presto è tutto talmente affollato che non c'è più spazio, finché il protagonista non prende in mano la situazione.
In Mi sento tanto solo il centro dell'albo non è nella storia, o meglio nelle storie, ma in questo affollamento, nell'utilizzo dello spazio pagina, nelle trovate originali utilizzate per fare entrare in campo omini e animali vari.
È un libro da leggere in bilico tra il puro divertissement dato dalle voci e dai caratteri dei personaggi in gioco e la curiosità sperimentale di scoprire i margini di un libro.
E proprio dall'uso della carta e dei margini siamo partiti per costruire una speciale
battaglia navale (quasi) 3d
Per prima cosa abbiamo disegnato alcuni personaggi sparsi su un foglio a quadretti, ognuno il suo (ad essere pignoli, bisognerebbe accordarsi prima sulle dimensioni di ogni personaggio, ma volevamo divertirci, non essere pignoli).
Abbiamo poi incollato un foglio a quadretti bianco sopra al primo, mettendo la colla solo sui bordi.
Tirando il dado, ognuno aveva diritto ad aprire sul foglio dell'altro una finestrella di lato pari al numero uscito sul dado.
Il dado fa 4? Puoi aprire una finestra di 4x4 quadretti.
Per farlo, abbiamo usato con molta attenzione un taglierino: un modo per allenare la motricità fine e la precisione.
Vince, naturalmente, chi per primo trova tutti i personaggi altrui.
E voi, avete mai pensato di giocare con i "margini" di un foglio?