Il ritmo.
Quando si pensa a un libro per bambini, ci si focalizza sulle parole, sulle immagini, tutt'al più sul formato. Difficilmente si dà peso a un elemento che invece è fondamentale, tantopiù nei prodotti per bimbi più piccoli: è il ritmo, che rassicura e aiuta il bambino a notare somiglianze e differenze tra i diversi elementi, accompagnandolo nel suo gioco di scoperta, esplorazione, memorizzazione.
Il ritmo può prendere forma in diversi modi: è più evidente in una filastrocca, o in un racconto in cui l'anafora sottolinea il ripetersi di alcune scene, ma può essere costituito anche da semplici immagini, come nel libro di cui vi parlo oggi.
Look book è un silent book del 1997 della fotografa americana Tana Hoban, che Camelozampa ha da poco portato in Italia. Attenta allo sviluppo cognitivo dei bambini, Hoban ha creato molti prodotti basati su immagini reali, variamente trattate, come ad esempio Bianco e nero, un cartonato a fisarmonica adatto ai primi mesi (ve ne avevo parlato in un post sulla prima biblioteca essenziale per un bambino).
In Look book, che si rivolge a un pubblico appena un po' più grande (uno-due anni), Hoban lavora ancora sullo sguardo, creando un ritmo di scoperta degli oggetti attorno a sé. Vi troviamo nove elementi più o meno naturali (perlopiù animali, ma anche due vegetali e... un brezel!) che vengono presentati tutti attraverso una medesima scansione tripartita.
Uno: dapprima vediamo un dettaglio attraverso un foro rotondo su una pagina. È il gioco del "cucù" tanto caro ai bambini (e tanto importante per il loro sviluppo cognitivo). Il lettore/osservatore è sfidato a riconoscere l'oggetto da un suo piccolo particolare, a volte rappresentativo (riconosciamo il pelo di un animale, anche se non riusciamo a vedere di che animale si tratti), altre volte del tutto astratto (impossibile riconoscere, da un degradare di puntini rossi e gialli, i pistilli del girasole).
Interessante, e azzeccata, la scelta del fondo nero per la pagina forata. Il suo non-colore aiuta a concentrare lo sguardo sul centro e alimenta il mistero, la sensazione di spiare da un piccolo foro.
Due: solleviamo ora la pagina nera forata. E già in questo gesto troviamo stupore ed emozione: scopriamo che le pagine possono ingannare, nascondere segreti, che non necessariamente sono "tutte intere".
Di fronte ai nostri occhi vediamo finalmente la fotografia completa: il fiore, la farfalla, il cane. Non sempre la figura è intera, non sempre riusciamo a capire bene la sua collocazione. A volte all'elemento manca un pezzo (del piccione vediamo solo la parte posteriore), a volte l'inquadratura è molto stretta.
Tre: è girando pagina che lo sguardo si allarga e scopriamo il contesto. E si tratta di una vera scoperta: ciò che sta attorno al soggetto della foto può confermare la nostra prima impressione, oppure cambiarne il senso. Un fiore reciso, in vendita in un negozio, non è il fiore di campo che forse ci aspettavamo.
Il bambino è troppo piccolo per comprendere il concetto astratto di contesto e scardinarne il meccanismo, ma inizia a farne esperienza. Scopre gli oggetti visti da angolazioni diverse da quella iniziale, o più completi, o ancora affiancati da altri elementi simili (i piccioni sono tanti, non uno solo!).
Il gioco di scoperta impegna la mente lasciando suggestioni diverse, mentre il fascino delle fotografie, così aderenti alla realtà pur essendo ugualmente rappresentazioni, conquista l'occhio.
Il ritmo continua, nove volte: si sbircia dal buco, si scopre, si allarga lo sguardo: l'esplorazione è il gioco più bello del mondo.