Impossibile non pensare alla Guerra dei mondi e a Orson Welles (o a Tom Cruise, se preferite).
Qui si parla di alieni che sbarcano sulla Terra e di fine del mondo imminente. Ma niente paura: leggendolo non uscirete di casa urlando terrorizzati. Tutt'al più lo farete ridendo.
Un'ora alla fine del mondo di Matthieu Sylvander (illustrazioni di Perceval Barrie, traduzione di Eleonora Armaroli, Terre di mezzo editore) ha inizio in una tranquilla fattoria di campagna, dove Nina trascorre l'estate con i nonni, ma anche con una pecora, una capra, un maiale, un cavallo e una mucca: sono loro la sua banda di amici.
Un giorno, però, un oggetto volante non identificato atterra proprio nel cortile, in mezzo a questo gruppo così eterogeneo.
Ne escono delle strane creature gialle piene di tentacoli, che parlano una lingua sconosciuta.
Fortunatamente gli alieni sono dotati di un traduttore automatico, e grazie ad esso riescono a comunicare le loro intenzioni: sono plutoniani e sono venuti a distruggere la Terra, che si trova esattamente sulla traiettoria di un'autostrada interplanetaria in costruzione. Ma sono rimasti senza "blorg", il loro carburante, e così, prima di distruggere il pianeta, sono scesi a fare rifornimento.
Ma cosa sarà questo blorg?
Nina e i suoi amici animali li aiuteranno a trovarlo, non prima di aver messo in atto tutta la loro abilità dialettica e diplomatica per convincerli a salvare il pianeta dalla distruzione.
Il candore e la tranquillità con cui Nina affronta i plutoniani (uniti al gusto vignetistico delle illustrazioni) danno vita a scenette deliziosamente divertenti e a gustosi dialoghi dal gusto cinematografico.
Un'ora alla fine del mondo riprende una serie di topoi dell'immaginario fantascientifico (la distruzione della Terra, il traduttore, l'atomizzatore che annienta con un sol colpo qulsiasi cosa si trovi come bersaglio del suo raggio) e li racconta con leggerezza e umorismo, senza farsi mancare qualche messaggio di riflessione: a un putoniano che apostrofa i terrestri come dei "selvaggi privi di interesse", Nina risponde
sa che uno è sempre il selvaggio di qualcun altro?
Questi plutoniani saranno anche una civiltà avanzatissima, ma sembrano in effetti un po' tonti, e la piccola Nina, con il suo semplice buon senso, riesce più di una volta ad avere la meglio su di loro.
Nota finale: quello che sembra un insieme di simboli presi a caso, si rivela alla fine del libro un vero e proprio codice speciale, e sostituendo simboli a lettere, si scopre che il plutoniano in realtà è... italiano scritto con un font diverso.
I bambini più curiosi potranno così scoprire, a posteriori, tutto quello che gli alieni si erano detti, rivelando qualche simpatica sorpresa, e magari anche usare quell'alfabeto (o forse inventarne uno tutto nuovo) per scambiarsi messaggi in codice.
A proposito: nella prima foto del post, c'è un messaggio per voi.