La scuola è un elemento fondamentale per lo sviluppo dei bambini, ma è inutile negarlo: i veri scatti di crescita e di maturazione arrivano durante le vacanze. Non sto dicendo che la scuola sia inefficace (ci sarebbe qui da aprire un discorso troppo lungo e complesso), ma è proprio lo stacco dalla routine, il trovarsi a fare qualcosa di diverso che porta alla scoperta di sé. È una pausa che necessita di una routine, di qualcosa da cui fare pausa: se fosse estate tutto l'anno, non funzionerebbe così.
Se ai bimbi appena entrati in età scolare qualche giorno fa ho proposto un'estate di buone letture, oggi mi rivolgo a quelli in età prescolare per un'estate di esperienze nuove.
Sono usciti da poco, per Lupoguido, Io so fare l'orto e Io so prepararmi la colazione, di Elena Odriozola, che proseguono la serie iniziata con Io so vestirmi da sola, che vi avevo raccontato qui.
Non è facile dare vita a una serie coerente ma originale. È necessario ritrovare una stessa cifra stilistica, ma al tempo stesso una chiave nuova, altrimenti si rischia di pubblicare un clone del primo titolo e non un libro nuovo.
Odriozola la chiave nuova la riesce a trovare, e anche se forse il risultato non è perfettamente "rotondo" come nel primo volume, non mancano degli spunti interessanti.
Io so fare l'orto, ad esempio, non è solo il racconto di una competenza acquisita, ma di un nuovo rapporto con il mondo esterno.
Il target a cui è destinata questa serie (2-3 anni, 4 al massimo) è fortemente egoriferito, e fa facilmente fare i conti con qualcosa che non dipende da sé. Nelle poche semplici frasi e nelle illustrazioni dal gusto vintage, arricchite anche questa volta da pagine che si aprono ad aletta per concludere l'azione intrapresa, emerge invece il tema del rapporto con il tempo e la natura.
Non è la protagonista a governare le azioni: stavolta deve imparare ad ascoltare, ad attendere. Se serve innaffia, se piove non fa nulla. Il tempo della maturazione è qualcosa che dipende solo parzialmente da lei.
Lei deve però imparare a restare in osservazione per capirlo.
Io so prepararmi la colazione introduce un elemento ancora diverso: l'apprendimento tramite il gioco.
Se il titolo lascia immaginare una bambina che si riempie la tazza del latte, appena iniziamo a leggere scopriamo invece uno scenario più inconsueto: si sta costruendo una casetta con le fette imburrate.
L'elemento ludico si intreccia a quello alimentare: la bimba costruisce e poi gioca e poi mangia, senza soluzione di continuità tra le diverse funzioni che assume l'alimento.
È un gioco autodeterminato: in questa serie di libri non c'è un adulto che guida, ma solo la curiosità di sperimentare.
Nessun adulto le avrebbe insegnato a preparare la colazione costruendo una casa di pane, ma questo è il suo metodo, quello che si è scelta lei. E proprio per questo, probabilmente, è il più efficace.