Sarà che l'epifania tutte le feste si porta via, sarà che in un mondo sempre più globalizzato è una tradizione limitata all'Italia, sarà che in genere porta doni "minori" rispetto al suo collega natalizio rossovestito, ma la befana sembra sempre relegata in secondo piano, anche nella letteratura per l'infanzia.
Il nuovo manuale della befana di Anna Lavatelli (edizioni Le rane interlinea) è una simpatica e piacevole eccezione a questo trend. Si tratta di un libretto di piccole dimensioni, ma impreziosito da una copertina rigida e robusta, che affronta curiosità e aneddoti sulla generosa vecchina, interpretando molte delle domande che i bambini si fanno: dove vive? Perché è vecchia? È sposata?
La Lavatelli affronta queste tematiche senza pretese di accuratezza storico-mitologica, anzi, sottolineando con autoironia
Lo fa mentre sotto sotto qualche verità la snocciola (la storia del telefono senza fili rispecchia la reale etimologia della parola "befana").
Ogni capitolo racconta con sorridente leggerezza qualche aspetto, ma lascia anche libero spazio alla fantasia, per riempire gli spazi rimasti vuoti e le domande senza risposta. Mette anche la pulce nell'orecchio nel lettore, invitandolo a immaginare scenari alternativi: e se la befana fosse in realtà una donna bellissima che un giorno all'anno vuole essere diversa da com'è?
Quello che si presenta come un manuale è insomma tutt'altro che un libricino didascalico, e ai capitoli più descrittivi ne affianca altri in cui prevale il dialogo col lettore, l'invito a riflettere, a costruire insieme il personaggio, anziché limitarsi a farselo raccontare.
Quella della Lavatelli è una befana moderna, che ha una vecchia scopa di rappresentanza ma ne utilizza in realtà una ecologia a motore, e quanto ai fatti più personali, be', forse è meglio lasciarle un po' di privacy:
Le illustrazioni di Valentina Magnaschi ben si accordano con l'allegria del testo, dipingendo piccoli inventari di oggetti ma senza mai svelare il volto della protagonista, che resta immagine esclusiva della fantasia del lettore.
Adatto a bambini dai 4 anni, o dai 7 per una lettura autonoma, Il nuovo manuale della befana non ci fa mancare incursioni in altri generi letterari, come l'ironica "posta del cuore della befana", o le variazioni sul tema della famosa filastrocca "La befana vien di notte", che leggiamo con le lettere scambiate, le parole troncate, in inglese maccheronico o tutta al contrario, in una carrellata di esercizi di stile, tra Rodari e Queneau.
Il manuale si chiude con un ulteriore invito al gioco, ai giochi di una volta, in compagnia e senza tecnologia: sono "i giochi preferiti dalla befana", ma va detto che quest'ultima sezione si integra in modo un po' forzato col resto del libro.
Meglio continuare a giocare con la fantasia, divertirsi a immaginare questo personaggio in ogni dettaglio, e magari continuare a modificare la filastrocca, inventando regole sempre nuove (con una sola vocale: Li bifini vin di nitti, esageratamente: La befanona vien a notte fonda, con gli scarponi tutti sfasciati).
L'immaginazione è il più bel regalo che si possa infilare in una calza.
Il nuovo manuale della befana di Anna Lavatelli (edizioni Le rane interlinea) è una simpatica e piacevole eccezione a questo trend. Si tratta di un libretto di piccole dimensioni, ma impreziosito da una copertina rigida e robusta, che affronta curiosità e aneddoti sulla generosa vecchina, interpretando molte delle domande che i bambini si fanno: dove vive? Perché è vecchia? È sposata?
La Lavatelli affronta queste tematiche senza pretese di accuratezza storico-mitologica, anzi, sottolineando con autoironia
se questa storia non vi piace, inventatevene voi una migliore.
Lo fa mentre sotto sotto qualche verità la snocciola (la storia del telefono senza fili rispecchia la reale etimologia della parola "befana").
Ogni capitolo racconta con sorridente leggerezza qualche aspetto, ma lascia anche libero spazio alla fantasia, per riempire gli spazi rimasti vuoti e le domande senza risposta. Mette anche la pulce nell'orecchio nel lettore, invitandolo a immaginare scenari alternativi: e se la befana fosse in realtà una donna bellissima che un giorno all'anno vuole essere diversa da com'è?
Quello che si presenta come un manuale è insomma tutt'altro che un libricino didascalico, e ai capitoli più descrittivi ne affianca altri in cui prevale il dialogo col lettore, l'invito a riflettere, a costruire insieme il personaggio, anziché limitarsi a farselo raccontare.
Quella della Lavatelli è una befana moderna, che ha una vecchia scopa di rappresentanza ma ne utilizza in realtà una ecologia a motore, e quanto ai fatti più personali, be', forse è meglio lasciarle un po' di privacy:
A noi importa di sapere che esiste e che arriva il giorno dell'Epifania a cavallo di una scopa col suo sacco pieno di regali. Perché spettegolare della sua vita sentimentale? Saranno pure fatti suoi.
Le illustrazioni di Valentina Magnaschi ben si accordano con l'allegria del testo, dipingendo piccoli inventari di oggetti ma senza mai svelare il volto della protagonista, che resta immagine esclusiva della fantasia del lettore.
Adatto a bambini dai 4 anni, o dai 7 per una lettura autonoma, Il nuovo manuale della befana non ci fa mancare incursioni in altri generi letterari, come l'ironica "posta del cuore della befana", o le variazioni sul tema della famosa filastrocca "La befana vien di notte", che leggiamo con le lettere scambiate, le parole troncate, in inglese maccheronico o tutta al contrario, in una carrellata di esercizi di stile, tra Rodari e Queneau.
Il manuale si chiude con un ulteriore invito al gioco, ai giochi di una volta, in compagnia e senza tecnologia: sono "i giochi preferiti dalla befana", ma va detto che quest'ultima sezione si integra in modo un po' forzato col resto del libro.
Meglio continuare a giocare con la fantasia, divertirsi a immaginare questo personaggio in ogni dettaglio, e magari continuare a modificare la filastrocca, inventando regole sempre nuove (con una sola vocale: Li bifini vin di nitti, esageratamente: La befanona vien a notte fonda, con gli scarponi tutti sfasciati).
L'immaginazione è il più bel regalo che si possa infilare in una calza.