Scrivere libri per bambini focalizzati su una determinata tematica, con uno scopo e un messaggio precisi, è un rischio.
In un gioco iperbolico, a volte grottesco, a volte poetico, Elisa è raffigurata alta addirittura il doppio, se non di più, dei suoi coetanei: li guarda dall'alto, esce dall'inquadratura della foto di classe, arriva perfino ad abbracciare la luna.
Elisa, spiega il testo, vorrebbe essere notata per qualcosa che non sia la sua altezza, vorrebbe sentirsi piccola, a volte. Il libro non parla di prese in giro o di bullismo, ma semplicemente della ricerca di se stessi, dell'accettazione della propria immagine.
E quindi, sì: Altissima parla di un tema ben definito, ma sa andare oltre la superficie e dissotterrarne anche il non detto, comunicando impressioni indicibili a parole, ma che sorpassano la ragione per imprimersi più profondamente lì, tra le sensazioni che tutti noi, per un motivo o l'altro, abbiamo prima o poi provato.
Non a livello commerciale, anzi: spesso il genitore si compiace nell'acquistare un testo che abbia "una morale". Ma a livello letterario, è forte il rischio di creare un prodotto banale e retorico.
La premessa è dovuta, perché Altissima di Sybille Delacroix (Terre di mezzo editore) è senza dubbio un libro a tema: parla del disagio provato dalla protagonista per una sua caratteristica fisica, l'altezza.
Eppure, a fronte di un testo piuttosto didascalico su questo tema, nelle illustrazioni fluiscono sensazioni e suggestioni che elevano questo testo, anzi, lo calano in una profondità d'animo inattesa che ci comunica molto di più di quanto non facciano le parole.
Il lavoro delle illustrazioni con il mezzo della pagina e i suoi limiti è evidente fin dalla copertina, dove Elisa, la protagonista, deve stare seduta e piegata per riuscire ad essere contenuta nelle dimensioni della pagina.
Nel primo risguardo, infatti, di lei riusciamo a vedere soltanto le gambe e i piedi.
È evidente l'intento di rappresentare non tanto la realtà quanto l'autopercezione di questa bambina troppo cresciuta. Nelle illustrazioni, Elisa è sempre sorridente. Non è di quelle bambine che esprimono il disagio attraverso la rabbia.
Le sue difficoltà non emergono dalle sue espressioni, come è scontato attendersi, ma dalla "regia" del libro: dalla scelta di un'inquadratura, di una prospettiva, di una rappresentazione.
E anche qui, meglio delle parole, che descrivono ma non scavano, sono le immagini a graffiare, mostrandoci un piede appoggiato di lato, come a esprimere disagio, e due belle ginocchia sbucciate da bambina, che quasi stonano sulle lunghe gambe da ragazza.
E quindi, sì: Altissima parla di un tema ben definito, ma sa andare oltre la superficie e dissotterrarne anche il non detto, comunicando impressioni indicibili a parole, ma che sorpassano la ragione per imprimersi più profondamente lì, tra le sensazioni che tutti noi, per un motivo o l'altro, abbiamo prima o poi provato.