A volte il confine tra il credere e il non credere in qualcosa di soprannaturale (che sia magia, religione o anche semplicemente il destino) sta semplicemente nell'interpretazione che diamo alle cose.
E l'infanzia e la preadolescenza conservano più di altre età quella capacità di trovare significati segreti e nascosti nel quotidiano, quei significati che trasformano una vicenda in una storia.
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Merope, la protagonista, è sicura che esistano: ne ha vista una! Era una signora vestita in modo strano che ha incrociato al supermercato.
E quando il giorno dopo il desiderio di Merope, quello di far scomparire la sorellina che si prende tutte le attenzioni dei genitori, sembra essersi esaudito, i tre ragazzi si lanciano in un'avventura tutto sommato ordinaria, ma che nella loro percezione diventa quasi leggenda.
Inizia così la ricerca della fata per annullare il desiderio, l'esplorazione di una casa abbandonata dove la sorellina potrebbe essere prigioniera, la lotta contro ragni che agli occhi dei protagonisti sono creature megiche e malvagie.
E così, anche quando vengono allo scoperto alcuni malintesi che sembrano dare spiegazioni più plausibili a quanto successo, i ragazzi continueranno a credere, o a fingere di farlo, alle spiegazioni magiche che hanno costruito, fatte di amuleti e spiriti maligni, e la fata, un'anziana ospite di una struttura residenziale destinata a persone non del tutto autosufficienti, diventerà una nuova compagna di giochi a carte con cui passare il tempo.
Perché se c'è una magia in cui credere, anche quando quella fede nel soprannaturale si affievolisce col tempo, è quella dell'amicizia e delle avventure da condividere.