Si dice sempre che un genitore debba dare a un figlio radici e ali.
Forse per questo sembra meno surreale di quanto non sia, questo albo di Jon Agee.
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Papà è un albero (link affiliato, per l'appunto), edito da Il Castoro, affonda le sue radici (per l'appunto) in molti temi cari ai bambini: la natura, il gioco all'aria aperta, la vicinanza del genitore.
Maddy, la piccola protagonista, propone al papà di fingersi un albero, per poter stare fuori tutto il giorno.
Quello che nasce come un gioco assume presto contorni iperbolici: subito gli uccellini si posano e fanno il nido su di lui, un ragno tesse la sua tela, uno scoiattolo deposita noccioline nella sua tasca.
Non è solo un papà -albero, quello a cui dà vita la piccola Maddy: è anche un papà -casa, un papà -natura, un papà -coccola. È un essere accogliente verso il mondo.
Tutti questi animaletti iniziano a dare fastidio, e poi c'è la pioggia, ma Maddy continua, pagina dopo pagina, a dire al papà che tutto questo non importa: lui è un albero e agli alberi queste cose non fanno nulla.
Manca forse una vera e propria storia, con un punto di svolta narrativo, un ostacolo da superare: accadono piccoli episodi, illustrati con gli sguardi un po' ironici tipici di Jon Agee, e l'albo è tutto qui. Ma in queste scene semplici Papà è un albero (link affiliato) riesce a toccare corde molto importanti per un bambino: il legame con la natura, ma prima ancora la gioia di un padre che non ha paura di "perdere tempo", di dedicarsi alla figlia, di stare alle sue regole, di giocare nel senso più pieno.
La gioia di un papà che accoglie, come fa un albero con i suoi ospiti.