Ci si aspetta in genere che un libro per bambini sia piano e lineare, almeno nel suo primo livello di lettura: che sia chiaro da subito qual è il tema, la direzione che prende la trama.
Non è detto che debba essere così.
NB: questo post contiene link affiliati. Cliccando sul link e facendo un acquisto su Amazon, riceverò una piccola percentuale. Il vostro prezzo di acquisto resterà invariato. La mia opinione sul libro, invece, è mia e basta, e non ha nulla a che fare con le commissioni. ;)
Per catturare un rospo magico di Pierdomenico Baccalario e Daniela Demurtas, edito da Camelozampa, spiazza il lettore fin dalla prima pagina per il peculiare rapporto tra testo e immagine: di fatto, sembra che parole e illustrazioni raccontino due storie completamente diverse, in palese rottura, per chi mastica un po' di semiotica, della massima conversazionale di Grice sulla pertinenza.
Proseguendo la lettura, ci si aspetta che queste due strade si incontrino, ma questo non avviene mai, perlomeno non in modo esplicito e non totalmente, lasciando grande spazio alle inferenze compiute dal lettore. Quello che mi piace, di questo approccio, è che si pone di fronte al lettore bambino attribuendogli grande dignità e competenza: lo coinvolge nella costruzione della storia, e allo stesso tempo, attraverso questa operazione, gli insegna moltissimo su come la comunicazione e la narrazione funzionano.
Tornando al contenuto, il testo resta coerente, e fedele al titolo, dall'inizio alla fine, fornendo le istruzioni su come fare Per catturare un rospo magico, appunto: bisogna indossare un cappello viola, farsi accompagnare da un buon amico, conoscere almeno un passaggio segreto...
Le immagini, però, accanto a questa dimensione di gioco e avventura, ne raccontano un'altra, e i più attenti lo noteranno prima ancora di iniziare un libro, già dai risguardi: cosa c'entrano con il rospo magico quelle foto della protagonista col suo cane? E nell'illustrazione che apre la storia, perché vediamo in primo piano il volantino di un cane smarrito?
Proseguendo, queste tracce restano lì, sospese, e per un po' anche a livello visivo l'albo riprende il suo più tradizionale spirito avventuroso, con tanto di mappa-gioco disegnata dai bambini.
Non manca nemmeno il classico percorso in un bosco dalle forme spettrali e dai colori insoliti (Daniela Demurtas interpreta molto bene la dimensione in bilico tra gioco, magia e realtà di questa storia).
Il testo di Baccalario non lo dirà mai, ma dalle immagini scopriamo che la ricerca del rospo magico, capace di esprimere desideri, ha a che fare proprio con la scomparsa della cagnolina, e tutto il non-detto ritroverà infine un senso, sciogliendo una tensione che si fa via via più densa.
Eco la definirebbe probabilmente una vera e propria "passeggiata nel bosco letterario": e come tutte le passeggiate, conta dove ci porta, ma soprattutto quello che ci fa vivere lungo il cammino.
0 commenti