E così, arrivata a *#§#t'anni, scopro che in Francia esiste la professione di conteur, un po' come il raccontastorie d'altri tempi.
L'ho scoperto leggendo un libro strano, da cui – lo ammetto – mi aspettavo altro, probabilmente qualche riflessione sull'importanza delle storie, o una sorta di manuale per raccontarle.
Lettere a un giovane narratore. L'arte di raccontare storie di Bruno de La Salle, edito da Equilibri è invece un saggio difficile da inquadrare in un genere, e bisogna ammettere che il suo titolo è il modo più onesto per definirlo.
Attraverso le sue pagine, infatti, Bruno de La Salle, importante promotore della cultura orale e del mestiere del conteur in Francia, si rivolge a un giovane che desidera iniziare il suo stesso lavoro.
Lo fa con tono paterno e rassicurante, con delicatezza e poesia, rivolgendosi direttamente a un "tu" che legge, come se fosse davanti a lui, emozionato, un po'insicuro, ma pieno di buona volontà .
In brevi capitoli, racconta le qualità che un "cantastorie" dovrebbe avere: la leggerezza, perché le storie dovrebbero risollevare l'animo, la modestia, perché dovrebbe essere il narratore a servire la storia, e non la storia a portare il narratore sul palco. Spiega come scegliere le storie e come portarle al pubblico, ma l'impressione generale, durante la lettura, è che l'intento non sia tanto quello di fornire istruzioni, quanto quello di trasmettere l'amore per le storie e per il loro significato nella vita umana.
Ed è un amore che si manifesta soprattutto come responsabilità : quella di portare le storie rispettandole e trasmettendo insieme ad esse tutto il loro valore.
In quasi ogni capitolo è presente un breve racconto, che dovrebbe fungere da esempio, ma sembra anche esprimere l'urgenza stessa di raccontare, come se chi nasce cantastorie non potesse fare a meno di narrare, in ogni momento della sua vita.
Come se le storie fossero l'unico vero modo di trasmettere conoscenza ed emozione.
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