Penso di averlo già detto, ma lo ribadisco: credo che non ci sia niente di cui non si possa parlare con un bambino, a patto che si usi il messaggio corretto in base all'età .
Tenere lontani i bambini dalla morte, pensando di proteggerli dal dolore, è sbagliato. Lo dicono persone che hanno studiato la psicologia dell'età evolutiva, ma a ben pensarci lo dice il buon senso stesso.
Il fatto è che la morte fa parte della vita e che non possiamo sapere quando un bambino la dovrà affrontare, e allora è meglio non escluderla dai discorsi, dalla quotidianità e nemmeno dalle storie. Il mio consiglio (che in realtà è il consiglio di una psicologa che avevo ascoltato a un corso di Nati per Leggere) è quello di non aspettare che i bambini vivano un lutto per parlargliene, e questa credo si possa considerare una regola universale.
Resta molto personale, invece, la scelta dell'approccio che si desidera dare al tema: più o meno religioso, scientifico, materiale. Io, come ho detto altrove, amo pensare alla morte come a qualcosa che lascia un segno nel ricordo di chi resta. Come mi ha detto un giorno una persona saggia, per farmi una carezza in un momento di grave lutto personale: "Le persone che non sono più con noi, le abbiamo perse. Ma prima di questo, le abbiamo avute".
L'albero dei ricordi racconta la storia di Volpe, della sua morte e del ricordo che resta in chi l'ha amata.
Volpe aveva avuto una vita lunga e felice, ma ormai era molto stanca.
L'ultimo canto
Il cuore e la bottiglia
E poi c'è la morte come lutto, come difficoltà per chi resta.
In un albo dalle immagini bambine (con il genio di Oliver Jeffers) ma dal sentire adulto, come Il cuore e la bottiglia, la morte non è raccontata, ma evocata da una poltrona improvvisamente vuota, e la protagonista, rimasta sola, mette il cuore in una bottiglia per non soffrire più.
In un racconto fortemente metaforico e delicato, attraversiamo il lutto insieme alla protagonista, fino a uscirne. Ne avevo parlato qui.
Bertolt
Ci sono poi albi che sulla morte ci riflettono, anche se non è la morte a cui siamo abituati.
Bertolt, di Jascques Goldstyn, è un albero, ed è lui a morire. Ma non è un albero qualsiasi: è il migliore amico del piccolo protagonista, che con la natura attorno a sé ha un rapporto molto stretto.
Attraverso questa morte, il bambino conosce un nuovo aspetto della vita e della natura, ma troverà il modo di celebrare la vita (qui la mia recensione).
Piccolo sonno
E quando la morte mette fine a un lungo rapporto d'amore?
Lo racconta Piccolo sonno di Alessandro Riccioni e Francesca Ballarini, visualizzando la morte come qualcosa di piccolo e inoffensivo: un dolce uccellino, che aiuterà un anziano a rivedere la moglie scomparsa.
Il gattolaio
Ci sono anche albi e libri di narrativa dedicati alla morte di un animale domestico: ad esempio Il gattolaio, di Stella Nosella ed Evelise Obinu (qui la recensione), in cui un bambino non si rassegna e vorrebbe riavere il suo gattino perduto.
Olle
Oppure, Olle, di Guus Kuijer, un intenso ritratto del cane di questo sensibile autore, sospeso tra il quotidiano e il paranormale (il cane parla davvero?), per lettori autonomi dai 7-8 anni. Qui la mia recensione.
I tre funerali del mio cane
E per un target ancora un po' più maturo, dai 10 anni, c'è I tre funerali del mio cane, di Guillaume Guéraud, sospeso tra tristezza ed ironia (e qui trovate la mia recensione).
Non deve far paura, la morte. È triste, ma non è un tabù, non è innominabile, non è inenarrabile.
Basta raccontarla nel modo giusto, al momento giusto.
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