Ne ha messe in fila di cose, ma soprattutto di animali, Tomoko Ohmura!
Il libro che l'ha resa più famosa è proprio Tutti in coda, ma vi avevo presentato anche Che succede in fondo al mare?, un albo in qualche modo gemello (e non è il solo).
Alla serie si aggiunge oggi Presto, ci aspettano, sempre edito da Babalibri. Anche stavolta l'ossatura dell'albo è la medesima: una serie di animali (stavolta il doppio: un centinaio) in fila uno dietro l'altro, verso un finale che il piccolo lettore attende con curiosità . A meno che non si perda prima nell'esplorazione.
Già , perché la particolare struttura di questi albi "in coda" dà al bambino una doppia possibilità di fruizione: da un lato può godersi la narrazione, assistendo velocemente alla sfilata che si svolge nelle pagine a sviluppo orizzontale davanti ai suoi occhi, dall'altro può soffermarsi ad analizzare i particolari, a distinguere le specie presentate, indovinarne il nome (ipotizzando che, vista l'età prescolare di riferimento, il piccolo non sappia ancora leggere lo stampato minuscolo), scoprire differenze più o meno sottili, come quelle tra un puma e un ghepardo, o tra un tritone e una salamandra.
Un'altra differenza tra Presto, ci aspettano e i suoi predecessori sta nello stile illustrativo: gli animali qui rompono le righe per disporsi su un piano leggermente più ampio e interagire con uno sfondo che è molto più vario e più presente, sia visivamente (la pagina è piena, ricca di dettagli), sia nel rapporto con i personaggi: un riccio che si infila in un tronco cavo, un suricato e un cane della prateria che salutano due bambini quando il corteo passa nel centro di un villaggio.
Il percorso porta infatti gli animali da un ambiente naturale a uno più antropizzato, ma perché?
Non posso dirlo senza spoiler, ma ometterlo toglierebbe gran parte del senso dell'albo: gli animali, tutti adulti, si riuniscono alla fine ai loro cuccioli, lasciati all'asilo durante il giorno.
Presto, ci aspettano si trasforma così, nell'ultima pagina, in un albo che racconta il distacco e il ricongiungimento, ma scatena anche la curiosità nel riconoscere i piccoli di una specie, dopo aver già incontrato i genitori. Piccola occasione persa: i cuccioli sono tutti la versione più piccola degli adulti, senza varianti curiose che investano ad esempio la metamorfosi. Il piccolo della rana, per intenderci, non è un girino, ma una rana piccola.
Resta il piacere di scoprire tutti gli animali che si è in grado di riconoscere, e di vedere con quale allegria e con quanti sorrisi, la sera, corrono tutti dai loro cuccioli.
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