Lo sentite anche voi questo profumo?
No, non quello di aghi di pino, e neanche quello di biscottini di pan di zenzero.
Quell'altro, ecco: profumo di ferie!
Ma prima di darvi appuntamento al 2023, ci vuole proprio un bel libro di Natale!
A farmi da testimone dello spirito natalizio quest'anno è Che pasticcio, Mr. Alce!, un romanzo dei tedeschi Andreas Steinhöfel (autore) e Katja Gehrmann (illustratrice), pubblicato da Terre di Mezzo, che si colloca, come altri titoli di cui vi avevo parlato, su una delle soglie più delicate di questo periodo dell'anno: quella tra il credere o non credere a Babbo Natale.
La situazione è questa: il protagonista e voce narrante del libro, Bertil, non ci crede più, e così, quando un alce piomba dal cielo direttamente nel loro salotto, sfondando il soffitto, si trova a dover mettere in discussione le proprie convinzioni, insieme alla sorella Kiki, che con spirito scientifico prende appunti su ogni cosa.
Già, perché mr. Alce non solo sa parlare correttamente la sua lingua, ma racconta anche ai bambini di essere un alce di Babbo Natale.
Alce? Sì, alce. Perché Babbo Natale – scopriamo – usa le renne, più leggere e veloci, durante la notte della vigilia, ma nelle sere precedenti, per testare la slitta, si affida agli alci.
Babbo Natale in persona (un ometto più burbero del previsto) verrà poi nella casa di Bertil e Kiki a reclamare il suo alce, e finirà in un pasticcio dal quale la famiglia umana saprà tirarlo fuori, salvando lo spirito natalizio. Nel frattempo, però, viviamo una serie di avventure e di equivoci nati dal tentativo della famiglia di Bertil e Kiki di nascondere mr. Alce e ci godiamo una narrazione a tratti umoristica, a tratti più intimista.
Ci fa ridere la descrizione del sedere dell'alce incastrato nel soffitto, e ci riconosciamo nei bambini che chiamano "per nome" i loro mobili:
In una grandinata di tegole e mattoni, una cosa enorme e marrone atterrò su Søren, mandandolo in pezzi. Søren era il nostro tavolino dell'Ikea. Le candele dell'avvento e i biscotti natalizi al cocco che c'erano appoggiati sopra fecero la stessa fine.
Ridiamo del carattere orgoglioso di mr. Alce e delle sue bizzarre abitudini, o della cultura enciclopedica di Kiki:
"Ma gli alci possono volare?" domandò poi dubbiosa [la mamma].
"No", rispose Kiki, "Così come non possono fare trekking, immersioni o giocare a tennis. E nemmeno parlare."
Come se avesse atteso proprio quel momento, l'alce aprì gli occhi: "Ti sbagli, bambina!" bofonchiò. "Io parlo ben cinque lingue, e tutte correttamente!"
"Sarà", ribattè Kiki impassibile. "Ma con un fortissimo accento americano!"
La prosa è leggera e briosa e le illustrazioni di Katja Gehrmann allegre e ironiche (noi l'avevamo già apprezzata in I cavallucci marini sono esauriti).
Ma tra una risata e l'altra ascoltiamo anche i desideri più profondi dei personaggi: quello di mr. Alce di essere protagonista della grande notte di Natale, o quello di Bertil di rivedere i suoi genitori separati di nuovo insieme.
È in questi desideri che si dirime nel romanzo la "questione Babbo Natale": i regali li comprano i genitori (questo, va detto, viene dichiarato in modo piuttosto esplicito), ma è Babbo Natale che pensa ai desideri più veri, quelli più importanti.
Un romanzo un po' overpromising, forse, che dà a Babbo Natale poteri un po' eccessivi, ma in fondo tutti noi vogliamo credere che, almeno a Natale, tutto sia possibile.
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