Dobbiamo proprio capire tutto?

Quante spiegazioni, quanti "perché" ci chiedono ogni giorno i bambini?
Eppure, quante volte li vediamo fare o dire cose che non hanno senso, forse nemmeno per loro?

E noi, quante volte abbiamo goduto del suono di una musica, di una poesia, o delle sensazioni di un quadro anche senza comprenderli pienamente?

Ehi cos e

Ehi! Che cos’è? di Cédric Ramadier e Vincent Bourgeau (Terre di Mezzo editore) ci accompagna in quel regno del non-colto, dell'ineffabile, fino a chiederci se serve veramente capire qualcosa per amarla o goderla.

Tranquilli: Ramadier e Bourgeau parlano un linguaggio, sia iconico che verbale, molto semplice e vicino ai bambini,  anche i più piccoli (li avevamo già incontrati in Aiuto! Arriva il lupo), quindi se questa premessa vi ha portato ad aspettarvi contenuti riflessivi e filosofici, siete fuori strada.

Ehi! Che cos’è? è una storia agile, curiosa e divertente, che racconta la voglia di sperimentare dei bambini. Avete presente la classica scatola di cartone che durante il gioco diventa auto, casa, areoplano? Ecco, qui il paradigma si rovescia: non è il bambino a trasformare l'oggetto, ma l'oggetto stesso che si svela al bambino (attraverso i protagonisti) nelle sue caratteristiche multiformi.

Ehi cos e

Tutto inizia con uno strano oggetto rotondo che cade dal cielo. I due protagonisti si chiedono cosa sia: forse una roccia? Ma è troppo morbido!

Allora forse si tratta di una palla?

Ehi cos e

Jack e George continuano a esplorare, usano questo strano oggetto, viaggiano, ne vengono travolti.

I dialoghi si ripetono con frasi sempre uguali a loro stesse, generando un effetto comico e diventando una formula che i bambini ameranno riconoscere, mentre la storia prosegue con sorprese sempre nuove. 

Le azioni sono semplici, il ritmo è cadenzato e rassicurante, i colori vivi e pieni catturano il bambino, attratto dalla curiosità verso quell'oggetto misterioso, che alla fin fine non si sa bene cosa sia, ma quel che conta è che Jack e George lo abbiano incontrato ed esplorato, trasformandolo in avventura.

Perché in fondo, nella vita, non dobbiamo per forza comprendere tutto.


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