All'apparenza, Tana, albo scritto da Melania Longo e illustrato da Alessandro Sanna, pubblicato da Il castoro, parla semplicemente di questo.
L'albo ci porta in quel mondo fin dal frontespizio, dove uno spago rosso tiene uniti i bastoni che formano la parola "Tana", quasi a sottolineare l'opera di ingegno e di costruzione dei bambini.
La protagonista parla in prima persona. Non racconta una storia (non c'è vera e propria narrazione, nell'albo), si limita a descrivere la sua tana, come la vede lei:
una casa di rami sottili e foglie canterine che si intrecciano di verde e profumano di fresco.
E così prosegue, con toni ora quotidiani ora più lirici, raccontando il suo rifugio segreto, condiviso solo con il fratello (e un gatto), tutte le cose che ci hanno portato dentro, i giochi, l'immaginazione sconfinata che li accompagna.
Nelle illustrazioni, i due appaiono eterei, delineati come sono da un segno grigio e da colori delicati che a volte di fondono con lo sfondo. È come se la tana fosse più concreta di loro, come se fosse lei, in vero personaggio.
Certo: a volte, leggendo, restiamo perplessi (i bambini meno di noi!) dal fatto che questo gioco prosegua anche quando fuori nevica (non farà troppo freddo?), o da come i due fratelli si preparino il tè (ma come? Hanno un fornello nella capanna?).
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