Io non so spiegare la guerra ai bambini.
Non la so spiegare a me stessa.
Vista dallo spazio, la Terra non ha confini, non ha nazioni, non ha governanti.
Per quanto smisurato, l'ego umano non si vede, da lassĂą.
Tutto quello che vorrei dire è che siamo solo dei cosi minuscoli su questa palla nell'universo, e che il punto preciso in cui siamo nati, su questa palla, non dipende da noi.
Io non so spiegare la guerra ai bambini.
A dire il vero, non credo si possa spiegare affatto.
Forse ognuno dovrebbe trovare le proprie parole, o i propri silenzi, per affrontare le notizie che arrivano, senza fingere che a ogni perché ci debba essere una risposta.
Io non credo ci siano dei libri capaci di spiegare la guerra ai bambini.
Ci sono, forse, delle storie che raccontano perché non farla.
A dire il vero, è l'esistenza stessa delle storie a dirci che la guerra non ha una ragione: perché sono le storie a renderci umani, tutti, in qualunque posto della Terra ci troviamo.
Ve ne lascio qualcuna, di storia.
Nessuna di queste spiega la guerra, forse qualcuna può accompagnarci verso la pace.
La guerra di chi vuole conquistare il suo spazio.
Lucertole verdi e rettangoli rossi, di Steve Antony (edizioni Zoolibri) è un libro fortemente simbolico, spiazzante nel suo animo astratto, che racconta della lotta di due schieramenti molto diversi tra loro per la conquista di uno spazio, fino a scoprire il modo di convivere insieme. Qui la mia recensione.
La guerra di chi ha paura del diverso.
Cinque regni, cinque colori. Ognuno convinto di essere migliore, senza
rendersi conto che è la diversità la vera ricchezza: lo scopriranno solo
abbattendo i muri che li separano. Il paese dei colori di Paolo Marabotto (edizioni Lapis) è una favola dallo sviluppo classico, simbolica e trasversale per età , che porta un forte messaggio.
Qui la mia recensione.
La guerra di chi in guerra ci si è trovato.
E poi ci sono i soldati, addestrati a combattere, finiti in guerra perché in realtà nessuno ha mai fatto conoscere loro la pace. Il soldatino di Cristina Bellemo e Veronica Ruffato (Zoolibri) è un albo sui conflitti in senso lato, sulla guerra vera ma anche su quella interiore. Una storia su come a volte, con l'amore, si possa trovare un'uscita anche da quelli che sembrano vicoli ciechi. Qui la mia recensione.
La guerra di chi... ma che motivo c'è di andare in guerra?
Ironico e scanzonato, forse Il cavaliere Panciaterra
(edizioni Il Castoro) non è la proposta adatta allo spirito attuale, ma in fondo è sempre un buon momento per leggere Gilles Bachelet. Il protagonista di questo albo è lentissimo, così lento che quando arriva in guerra non c'è più tempo per combattere. Il cavaliere Panciaterra è una storia ricca di richiami e citazioni in cui emerge l'insensatezza della guerra di fronte a tutta la bellezza che c'è nel mondo. Ve l'ho presentato qui.
La guerra di chi fugge dalla guerra.
La guerra è fatta da chi combatte ma anche da chi ci si trova in mezzo. E in questo momento in cui l'Europa deve farsi ancora più accogliente verso i profughi, forse vale la pena raccontare le storie vere di chi fugge da territori difficili. Lo fa Mary Beth Leatherdale, con In mezzo al mare. Storie di giovani rifugiati (edizioni Il Castoro), di cui vi ho parlato qui.
E poi noi, nell'universo.
In La notte è piena di promesse di Jérémie Decalf (Terre di mezzo editore, ve ne ho parlato qui) è una sonda spaziale che parla, guardandoci dallo spazio. Non parla di conflitti, né di nazioni, né di governanti.
Eppure io credo che il modo migliore di parlare di guerra sia questo: mostrando la nostra Terra così come la natura l'ha disegnata, senza confini, e con noi così piccoli che nemmeno si capisce su quale parte di mondo abitiamo.
E in fondo non ha nemmeno importanza.
Siamo capaci di raccontare storie e quindi siamo, semplicemente, umani.
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