Chi è che non ha avuto una nonna che sferruzzava?
Fare maglioni, così come cucinare, fa in qualche modo parte dell'essenza stessa dell'essere nonna, di quel rispondere a dei bisogni primari (il cibo, il calore) come modalità di trasmissione dell'amore.
È in questo mondo di gesti antichi e amorevoli che troviamo Tricot, di Jacques Goldstyn (l'autore di Bertolt), pubblicato in Italia da Lupoguido.
È Madeleine, la protagonista del libro, a parlare della nonna e della sua passione per la maglia.
Le creazioni della nonna hanno un che di magico, sono oggetti ma al tempo stesso raccontano storie, sembrano prendere vita, forse per l'abilità della nonna o forse per gli occhi ammirati e pieni d'amore della nipote, che danno a quei semplici indumenti un valore in più.
Madeleine si cruccia di non essere brava come la nonna, e allora la nonna le racconta come aveva iniziato: sferruzzando avanzi di lana per creare una lunga sciarpa, la sua prima sciarpa.
Ogni sezione di quel suo primo lavoro a maglia racconta una storia, quella della lana da cui proviene: c'è lo scialle del matrimono di una zia, la sciarpa portata al fronte da un altro zio, il berretto di un portiere di hockey, e così via: quel semplice e coloratissimo capo d'abbigliamento racchiude in sé pezzi di storia, di tradizioni, di ricordi di famiglia.
E così Madeleine la indossa con orgoglio, peccato che uscendo di casa un filo rimanga impigliato e la sciarpa inizi a sfilarsi (ma lo sanno, i bambini di oggi che è così che si può disfare un capo fatto a maglia? Forse questo libro è anche una buona occasione per riacquisire conoscenze perdute nel passare delle generazioni).
Come sempre le scelte editoriali di Lupoguido non sono scontate né casuali. Il formato molto orizzontale del libro sembra voler dar conto della lunghezza di questo filo che si dipana dalla sciarpa e segna il percorso di Madeleine.
Senza raccontarvi il finale, mi limito a dire che Tricot è un albo che emana il calore di un gesto d'amore e di una tradizione tramandata di generazione in generazione, di quelle che bisogna imparare per non lasciarle morire.
Il telaio-cannuccia.
Lavorare la lana non è solo una tradizione e un gesto d'affetto, ma anche un ottimo esercizio di motricità fine.
Per questo tra i blog di attività per bambini troviamo molte proposte e tecniche varie. Sempre parlando di due albi di Terre di Mezzo, vi avevo già proposto l'accessorio per la maglia tubolare e un telaio fai da te.
Per prima cosa infilate dei fili di lana dentro le cannucce, da lato a lato. Le cannucce devono essere almeno tre. Se avete difficoltà a infilare la lana, fissatene un capo a uno stuzzicadenti da spiedino con un po' di nastro adesico, in modo da spingerla più facilmente.
Fissate con un nodo i fili da un lato, quindi prendete un altro filo, fissatelo con un nodo a uno di questi e iniziate a passarlo attorno alle cannucce, alternando sopra e sotto e compattando il lavoro a ogni passaggio.
Quando sarete soddisfatti della lunghezza, sfilate le cannucce e fissate i fili di base anche dall'altro lato.
Questo piccolo telaio è ideale per creazioni come braccialetti.
Quante storie riuscirete a raccontare con la vostra lana?
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