A volte per stimolare il linguaggio nei bambino, il libro migliore da usare è un libro senza parole.
Vi sembra strano?
In realtà la cosa non dovrebbe stupire più di tanto: in fondo nella prima infanzia un bambino non sa leggere, quindi che differenza fa se le parole sono scritte o no?
In questa fase di acquisizione di nuovi vocaboli, preziosa è la modalità di lettura dialogica, quella in cui il bimbo indica, nomina e chiede di nominare le cose. L'interazione tra genitore e figlio rafforza l'apprendimento, sia perché il bambino ottiene un feedback immediato dei suoi progressi, sia perché l'emozione positiva che nasce dal momento di condivisione stimola maggiormente l'attività cerebrale del bimbo.
Ecco: i due cofanetti Michi e Meo scoprono il mondo di Jeanne Ashbé, editi da Babalibri sembrano fatti apposta per condividere questi momenti di lettura dialogica con i bambini, ma possono anche essere lasciati in mano al bambino stesso, che li può sfogliare in autonomia riconoscendovi oggetti e situazioni che appartengono al suo quotidiano.
Vi ritroviamo i due personaggi di Michi e Meo, il bambino e il suo pupazzo, che già avevamo conosciuto in un cartonato con le alette, un primo approccio alla struttura narrativa. Questi quattro libretti si collocano in una fase ancora più precoce dello sviluppo cognitivo del bambino: si possono proporre già dai 6 mesi, pur continuando a svolgere la loro funzione anche a 18 mesi / 2 anni.
I due cofanetti contengono ognuno due volumetti:
Il bagno / la pappa e
Il mattino / la sera, tutti dedicati a routine quotidiane.
In perfetto allineamento con le capacità cognitive dei bambini più piccoli, le figure hanno colori piatti, bordature nere ben definite e sfondi semplici, non dettagliati.
Sulla pagina di destra troviamo una situazione quotidiana, riferita al tema del libro (bagnetto, pappa, routine della mattina e della sera), sulla sinistra il primo piano, su fondo neutro, di un elemento chiave della scena di destra.
Questa scansione di scene e dettagli aiuta il bambino a focalizzare l'argomento e a entrare nella scena, a cogliere l'unità nell'insieme e l'insieme a partire dall'unità, a dare un nome alle cose, insomma: a crescere.
Jeanne Ashbé si dimostra sempre un'attenta osservatrice dei bambini: le scene che descrive, pur essendo semplici, non sono mai stereotipate e banali. Michi e Meo si schizzano l'acqua del bagno, giocano a infilarsi l'uno le pantofole dell'altro, si sporcano la maglia, spandono il dentifricio. Le immagini lasciano sempre intendere un prima e un dopo e raccontano episodi credibili e concreti.
Questa ricchezza di letture, che va dal riconoscimento dell'istantanea di un momento alla ricostruzione di un contesto narrativo, rende i cofanetti di
Michi e Meo scoprono il mondo un'opera trasversale, che attraversa più età senza perdere di interesse.
Michi e Meo interagiscono come fossero entrambi
umani: Meo è solo un pupazzo, ma sappiamo che per i piccoli, animisti
per natura, questo confine è labile. Tuttavia, in alcuni momenti,
vediamo Michi accanto ad altri protagonisti, come il gruppo dei pari
all'asilo.
Come accade nella realtà, l'esempio dei pari è educativo, e Michi inizia
a mangiare i broccoli, che prima rifiuta, proprio perché lo vede fare a
un compagno di classe: un potere che nessun pupazzo come Meo potrebbe avere (e nemmeno mamma e papà!).
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