Diventare genitore non ti rende adulto. Al contrario, ti riporta molti tratti e pensieri dell'adolescenza.
Ti ritrovi a interrogarti sul senso della vita, su identità e differenze, su cosa significhi essere nati in un certo posto, su quanto sia giusto indicare la strada e come invece tu possa guidare tuo figlio a trovare la propria.
Ti ritrovi tutt'a un tratto poeta e filosofo, a voler spiegare il mondo, senza averlo capito.
Capisci che i pensieri più semplici nascondono profondità insondabili, come avviene in Se vieni sulla Terra, (editrice il Castoro) un albo poetico e concreto, semplice e profondo al tempo stesso.
All'autrice, l'australiana Sophie Blackall, l'idea è venuta sull'Himalaya: facendo visita per Save the Children a una piccola scuola nel Buthan, ha sentito l'esigenza di trovare un territorio comune di comunicazione, un sostrato culturale che unisse popoli così lontani in qualcosa di più universale.
Se vieni sulla Terra è strutturato come una guida, scritta da un bambino di nome Quinn, e rivolta a un ignoto "visitatore dello spazio".
Per prima cosa, Quinn fornisce all'extraterrestre indicazioni su come trovarci: il nostro pianeta "è quello verde e blu". Poi lo sguardo si avvicina, proprio come quello di un visitatore che arriva da lontano, e Quinn inizia a descrivere acqua e terra, città e villaggi, case e famiglie.
Il linguaggio è semplice, come ci si aspetta che sia, essendo rivolto a qualcuno che probabilmente non conosce bene la lingua, ma è una semplicità ben ponderata, dalla musicalità calda (ben resa dalla traduzione di Giusy Scarfone), e che nasconde significati immensi.
Colpisce, nella grande quantità di pagine – ben 80! – che si susseguono come quadri una dopo l'altra, la varietà delle soluzioni grafiche adottate.
Pur mantenendo uno stile ben riconoscibile, ogni illustrazione ha una sua diversa interpretazione dello spazio. Ci sono prospettive aeree, con visioni in pianta che accentuano distanze o vicinanze, solitudini o affollamenti.
Oppure carrellate di ritratti, di volti e persone.
O ancora, inventari di oggetti o animali incastrati l'uno accanto all'altro, sparpagliati confusamente sul foglio, disposti in file ordinate o arrangiati a creare forme definite.
Quinn racconta il mondo e racconta anche un po' se stesso, ma delicatamente, accennandosi appena. Non è lui, il protagonista, qui:
I pesci sanno nuotare, ma non sanno camminare.La maggior parte degli animali sa camminare o nuotare o galoppare o saltarema non sa volare.Alcuni uccelli sanno nuotare e camminare e volare,quindi, se potessi scegliere, vorrei essere un uccello.
A volte, compare qualche dettaglio inaspettato, più astratto, come l'elenco dei colori con cui dipingere il mondo, che comprende tubetti di "sole splendente", "freddo", "giugno" o anche "rimpianto".
Ogni pagina è una sorpresa, qualcosa di nuovo che si apre sotto i nostri occhi. È come se nella varietà delle soluzioni espressive l'autrice avesse voluto esprimere anche la varietà che rende meraviglioso il nostro mondo. Ed è proprio questo il fil rouge che ci accompagna lungo tutta la lettura: la meraviglia di fronte alla diversità, la ricchezza che vive fuori e dentro l'uomo.
L'umanità è rappresentata con tutti i suoi talenti, abitudini, gusti e capacità.
Al di là dell'espediente narrativo dell'extraterrestre, per molti versi Se vieni sulla Terra mi ricorda molto Noi siamo qui di Oliver Jeffers, e in effetti anche questo albo si adatta perfettamente ad accogliere una nuova nascita, qualcuno che arriva sulla Terra per la prima volta, anche se non proviene da un altro pianeta.
Il messaggio è lo stesso: se sappiamo accoglierne la bellezza e la varietà, questo è un mondo meraviglioso.
0 commenti