A che età proporre le fiabe classiche ai bambini?
Le versioni integrali non sono adatte, per linguaggio e complessità, a un pubblico di piccolissimi, d'altra parte le riduzioni tradiscono inevitabilmente l'opera originale.
E però va considerato che le fiabe permeano la nostra cultura, e che i bambini si troveranno di fronte una grande varietà di citazioni e riferimenti che non potranno cogliere senza conoscerle. Senza contare che a 6-7 anni, i bimbi di oggi, le fiabe non le leggono più.
Insomma: riduzione sì o riduzione no?
Io dico riduzione sì, ma riduzione d'arte.
Ovvero: non semplicemente un testo semplificato, ma un'opera in qualche modo a sé, che pur conservando la trama della fiaba, abbia una dignità propria.
Le fiabe che Attilio (al secolo Attilio Cassinelli) sta producendo per Edizioni Lapis ne sono un esempio perfetto: semplici, adatte ai bambini dai 2 anni, per quantità e qualità di testo e per tipologia di illustrazione, aderenti alla storia originale, ma con il tratto unico di un artista originale e pluripremiato.
Dopo Cappuccetto Rosso, di cui vi avevo già parlato, e molti altri titoli, l'ultimo arrivato nella collana è Biancaneve e i sette nani.
La storia non ve la sto a raccontare: che abbiate incontrato nella vostra vita il testo originale o una delle mille e mille varianti, sono certa che la conosciate bene.
Volevo però soffermarmi su alcuni dettagli che rendono la Biancaneve di Attilio degna di nota.
Le forme della madre, ad esempio, che felice con la sua pancia rotonda normalizza la gravidanza anche in un cartonato per piccolissimi.
E poi Biancaneve stessa, capelli corti e abito poco sfarzoso, non è la principessa che ci aspettiamo, quella che siamo soliti vedere. "Le piaceva leggere e giocare", come una bambina qualsiasi, una in cui identificarsi.
Attilio disegna per i più piccoli con grande rispetto, con grande semplicità dei tratti e delle forme, riuscendo ad essere espressivo con l'utilizzo di poche geometrie, ma senza paura di lasciarli soli nel bosco, in una pagina priva di testo, ad affrontare un luogo così simbolico ed emotivamente forte, senza paura di usare la parola "morte", prima per la regina madre, poi per Biancaneve stessa (anche se quella, lo sappiamo, alla fine si risveglia con un bacio).
I suoi personaggi sembrano muoversi come burattini su pagine in cui gli spazi bianchi o la disposizione delle figure non sono mai lasciati al caso, ma comunicano lontananza, vicinanza, solitudine, antagonismo.
L'essenza della fiaba, in fondo, è anche nel non detto.
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