Vi siete mai chiesti perché è così bello parlare con un amico?
Io credo sia perché un amico ci aiuta a vedere meglio le cose attorno a noi (e anche quelle dentro).
È quello che succede – letteralmente – ai due protagonisti di Nino e Taddeo dipingono la primavera, di Henri Meunier e Benjamin Chaud, edito da Terre di Mezzo; perché Nino la Talpa è cieco – per l'appunto – come una talpa, e per vederci bene ha bisogno degli occhi dell'inseparabile amico Topo Taddeo.
Quando i due escono per "dipingere la primavera", è Topo Taddeo a descrivere il paesaggio e a scegliere i colori per Nino la Talpa, ma in fondo, spiega,
I paesaggi nei quadri sono tutti un po' inventati,
perché si dipinge più con il cuore che con gli occhi!
Nei tre episodi di cui è composto il libro, i due protagonisti vanno a dipingere, poi a pescare, e infine il topo accompagna la talpa a un appuntamento galante con la sua innamorata (che come scopriremo, ci vede poco quanto lui).
Tra i due si susseguono dialoghi candidi e sereni, senza attriti: il loro è un rapporto idilliaco, in cui si sorride dei reciproci difetti e si gode del tempo insieme come del più grande dei doni. Topo Taddeo rimedia agli errori di Nino la Talpa, riportandolo ad esempio sulla tela quando Nino dipinge il tronco di un albero, e non gli dirà mai che quelli che ha pescato sono solo stivali, e non carpe.
Nino e Taddeo dipingono la primavera è un testo semplice, adatto alle prime letture, che la suddivisione in racconti rende più gratificanti da affrontare (ma può essere letto anche in lettura condivisa, dai 4 anni). A differenza di molti altri libri dedicati ai lettori autonomi, però, il rapporto tra testo e immagini mantiene il meccanismo di stretta interconnessione dell'albo illustrato.
L'illustrazione, curata dalla mano d'autore di Benjamin Chaud, non ha la mera funzione di visualizzare il racconto, ma lo completa e porta con sé un diverso piano di lettura.
Se il testo scritto è dolce, positivo, a tratti fin troppo buonista, l'immagine si fa carico di tutta la portata umoristica del libro, contraddicendo a tratti quello che le parole raccontano. È soltanto dalle immagini che scopriamo che Nino ha frainteso completamente il dipinto di Taddeo, o che sta offrendo un mazzo di fiori a un cespuglio anziché alla sua amata.
La storia di Nino e Taddeo acquista così una componente comica che non nega il messaggio intrinseco sull'importanza dell'amicizia, ma lo rende più leggero e originale.
Essere amici non significa necessariamente essere sinceri l'uno con l'altro: a volte un amico può far vedere le cose migliori di quello che sono.
Affidarsi agli occhi di qualcun altro, abdicare a quello che forse è il più importante tra i nostri sensi, richiede un atto di fiducia estrema, che si può trasformare in esperimento e gioco:
Il gioco del pittore cieco
Armatevi di carta, matita e benda, e copritevi gli occhi. Ora, chiedete a vostro figlio di scegliere un oggetto e provare a descrivervi come disegnarlo, senza nominarne le singole parti, ma solo le sue forme.
Ad esempio, di una caffettiera non dovrà dirvi "dipingi il manico", ma "disegna una linea che va verso destra, poi piega verso il basso".
Cosa ne salterà fuori? E a parti inverse?
Il gioco del pittore cieco stimola la capacità descrittiva, l'empatia, la fiducia. Quasi come leggere un libro insieme.
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