In un fiorire di proposte editoriali, più o meno valide, sul tema delle emozioni, ci si dimentica troppo spesso di una cosa molto semplice: ogni storia, se ben raccontata, parla di emozioni.
Educare alle emozioni non significa inserirle in una tassonomia da imparare a memoria, né eseguirne un'autopsia per sviscerarne caratteristiche e dettagli.
Educare alle emozioni non significa inserirle in una tassonomia da imparare a memoria, né eseguirne un'autopsia per sviscerarne caratteristiche e dettagli.
A volte, parlare di emozioni significa semplicemente raccontarle.
È questo l'assunto, chiaro benché inespresso, di Eh! come emozione, scritto da Andrea Valente per Lapis edizioni. L'impianto è il medesimo di Ventimila leghe sopra i cieli (ne avevo parlato qui): una raccolta di racconti, poesie, brevi saggi (sono 20 in tutto) liberamente ispirati a un tema dominante.
L'emozione non è sempre protagonista: a volte traspare semplicemente, come è normale che sia, dalla narrazione, come quando Valente narra le gesta di un esploratore impaurito da un lombrico, o il disgusto reciproco di una serie di bestie, l'una inorridita dall'altra.
L'impaginazione, che vede i testi separati da pagine coloratissime e dalle illustrazioni spiritose dell'autore, quasi a dare respiro al testo, stimola anche i lettori meno allenati, che si sentiranno gratificati dall'avanzare delle pagine e dall'autoconclusività dei racconti.
Paura, timidezza, malinconia non vengono scandagliate e analizzate, ma semplicemente raccontate, come motori di azioni e di reazioni che spesso diventano motore della narrazione.
Compare qua e là il gusto dell'assurdo che dà origine a conseguenze inattese: cosa può succedere in un regno in cui il re mette al bando la tristezza? Sarà davvero un provvedimento positivo?
Tra un racconto e l'altro, c'è spazio per qualche riflessione linguistica semiseria, nata sezionando in modo creativo e poco ortodosso le parole amore, tremarella, umanità, passione.
Nella parola umanità c'è la parola mani,
al plurale, mi raccomando, perché spesso una mano sola non basta.
Andrea Valente addomestica le parole ed estrapola concetti con la sua consueta arguzia, accompagnando il lettore a una riflessione profonda e leggera al tempo stesso.
L'impaginazione, che vede i testi separati da pagine coloratissime e dalle illustrazioni spiritose dell'autore, quasi a dare respiro al testo, stimola anche i lettori meno allenati, che si sentiranno gratificati dall'avanzare delle pagine e dall'autoconclusività dei racconti.
Anche le poesie scorrono allegre, tra spunti di riflessione e strizzatine d'occhio.
Come sempre, Andrea Valente ci dimostra che pensare con spensieratezza non è un paradosso.
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