Tra un pallone e un libro, non c'è dubbio: mio figlio sceglie il pallone.
Ma quando il libro parla di calcio, be'... sceglie comunque il pallone. Però il libro lo legge molto più volentieri.
È un po' sghemba, lo so, ma per me vale la regola "fatto in casa, ma col cuore".
Per fortuna è stata divorata in un tempo abbastanza rapido, e nessuno ha chiesto di rivederla al VAR.
La strana compagnia del goal! di Livia Rocchi è un romanzo per primi lettori, e parla innegabilmente di calcio.
Ma anche di accoglienza, diversità, amicizia e dinamiche di potere tra gruppi amicali (volevo scrivere "bullismo", ma mi è sembrata una definizione troppo facile, e non credo sia necessario parlare di bullismo per descrivere le classiche divisioni in "gruppetti", di cui uno di successo e l'altro meno).
Leggendo La strana compagnia del goal! si ha l'impressione di essere catapultati in un anime giapponese di genere spokon (quelli ambientati nel mondo dello sport, insomma: Mila e Shiro o Holly e Benji, per capirci).
Il protagonista, Marco, vorrebbe essere capitano della sua squadra di calcio, ma nessuno dei suoi compagni è d'accordo, così ne fonda una tutta sua. Ma chi vuole giocare nella sua squadra? Naturalmente, non i suoi soliti compagni di gioco. Si uniscono a lui, invece, tutti i "mostri" della scuola.
E così facciamo la conoscenza con Ciccio Doppiapuzza, un alieno così chiamato perché ha due nasi da elefante, Dino, un dinosauro così grosso che non trova spazio in aula e segue le lezioni infilando la testa dalla finestra, il robot Tino e una lunga carrellata di creature di vario genere. E come se non bastassero i mostri, arrivano perfino due femmine! Bravissime a calcio, sia chiaro, ma pur sempre femmine.
Marco non ha scelta: per comporre la sua squadra, ha bisogno di tutti loro.
In un susseguirsi incalzante di azioni, però, ogni "mostro" si rivelerà cruciale e le loro caratteristiche peculiari, inizialmente viste come ostacoli, si riveleranno spesso cruciali.
Improvvisamente, Marco si rende conto che gli amici della sua ex squadra non erano dei "bambini normali", ma erano semplicemente tutti uguali: stessi gusti, stesse passioni, stessi vestiti, stesse pettinature, stesso modo di parlare. La diversità emerge così in tutta la sua ricchezza, ed è solo verso l'epilogo del romanzo, dopo aver seguito la partita tra le due squadre col fiato sospeso (un po' per la suspense, un po' per le risate) che ci diventa chiara una cosa.
[SPOILER ALERT]
I "mostri" non sono veri mostri, ma bambini che nella mente del protagonista (e probabilmente negli scherni dei compagni di classe) erano diventati l'incarnazione stessa dei propri difetti.
Per quanto le illustrazioni di Federico Appel lo suggeriscano lungo tutto il libro, non mostrando mai, di fatto, dinosauri, alieni e robot, questa intuizione trova conferma solo all'ultima pagina, quando l'illustratore ci presenta i protagonisti, con tanto di diascalia.
La strana compagnia del goal! è in definitiva un "racconto edificante", che ci parla di valorizzare la propria unicità, accogliere e accettare l'altro con tutte le sue peculiarità, ma il messaggio non suona mai pedagogico e calato dall'alto.
La leggerezza della narrazione e l'impronta umoristica delle azioni lo rendono una lettura avvincente e leggera, in cui protagonista indiscusso è il gioco del calcio.
Una calcio-festa
Se avete pensato a La strana compagnia del goal! come regalo per un compleanno, vi lascio qualche idea anche per organizzare la festa, direttamente dall'ultimo compleanno del Piccolo T.
Per gli stuzzichini, ho preparato degli stuzzicadenti decorati con palloni da calcio: è bastato stamparli su carta, ritagliarli e incollarli sulla cima di un normale stuzzicadenti.
Se anche voi avete la Silhouette Cameo (se non ce l'avete, la trovate sul sito di Creativamente Plotter), potete scaricare e usare direttamente il mio file "print & cut".
Per i segnabicchieri? Magliette con il nome!
(C'è un file "print & cut" per la Cameo anche in questo caso.)
(C'è un file "print & cut" per la Cameo anche in questo caso.)
La torta?
Un campo da calcio, naturalmente.
È un po' sghemba, lo so, ma per me vale la regola "fatto in casa, ma col cuore".
Per fortuna è stata divorata in un tempo abbastanza rapido, e nessuno ha chiesto di rivederla al VAR.
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