La vicinanza, fisica, cronologica, emotiva, è uno dei primi fattori di interesse.
Normalmente non tendiamo a dare attenzione a qualcosa che accade lontano da noi, a persone molto diverse da noi, in un contesto che ci è estraneo. E credo che questo sia uno dei più grandi ostacoli, per i bambini, allo studio della storia.
Se anziché raccontarci di guerre, economia o accordi tra re e imperatori i libri ci raccontassero la vita quotidiana della gente comune di un tempo, forse riusciremmo a sentire improvvisamente tutto più semplice da capire e da interiorizzare.
È questa la filosofia alla base di Bambini nell’antichità, la collana di Lapis edizioni nata in collaborazione con il British Museum, per la quale sono già usciti Vita dei bambini nell'antica Grecia e Vita dei bambini nell'antico Egitto.
L'ultimo nato della collana, e il più vicino a noi anche geograficamente, è Vita dei bambini nell'Antica Roma. Usi costumi e stranezze all'ombra del Colosseo.
Questa serie si caratterizza in modo molto evidenteme per l'approccio spiccatamente amichevole nei confronti del piccolo lettore, al quale rivolge continue battute, con un linguaggio spesso un po' sopra le righe.
Un tono che potrà far storcere il anso a qualche genitore, ma sicuramente conquisterà i ragazzini, ai quali sembrerà di parlare con un compagno di classe.
I diversi capitoli affrontano numerosi aspetti della vita quotidiana: gli abiti, la casa, la famiglia, l'educazione, per poi, dopo aver coinvolto il lettore facendolo immergere nel contesto, passare ad argomenti più tipicamente storici come gli imperatori o le divinità romane.
Ogni capitolo inizia con un parallelismo tra la vita quotidiana del ragazzo e quella di un bambino dell'antica Roma. La logica è sempre la stessa: pensi di essere sfortunato? Non sai cosa ti sarebbe capitato se fossi nato allora!
E così Chae Strathie (autore, tradotto da Alessandra Valtieri) e Marisa Morea (illustratrice), evocando ad esempio lo strazio di aspettare che papà e mamma siano pronti per andare in gelateria, introducono le infinite preparazioni degli antichi, che si mettevano sui capelli intrugli orrendi a base di lumache tritate o cacche di piccione.
Numerosi i siparietti comici, anche sotto forma di vignetta, che rendono ancora più divertente e leggera la lettura.
Il libro risente a tratti della sua appartenenza alla cultura anglosassone, soprattutto per quanto riguarda il cibo, con riferimenti continui ai frappè (in USA e UK i milkshake sono certamente più popolari che da noi), o addirittura parlando di un pranzetto preparato dalla nonna come di una "schifezza" (nessuna nonna italiana si riconoscerebbe in questo episodio!).
Le illustrazioni supportano le descrizioni a volte chiarendo, a volte esemplifcando, a volte sdrammatizzando.
Un po' eccessiva forse la ricerca della battuta o del gergo giovanile, che è la cifra stilistica più evidente di questa collana.
Però, se non siete turbati all'idea di far leggere a vostro figlio frasi come "hai mai desiderato avere la macchina più figa di tutte?", o ironici suggerimenti come "se rimanevi a corto di cera potevi sempre usare quella piccola riserva che avevi dentro le orecchie", in Vita dei bambini nell'Antica Roma troverete uno splendido supporto per rendere molto più accattivante l'approccio allo studio della storia.
La tavoletta per la scrittura.
Prendendo spunto dal capitolo sull'educazione, ho voluto provare a rendere ancora più concreta l'immersione nella vita dell'antica Roma, costruendo una tavoletta di cera su cui scrivere.
Sono partita da due cartoncini di uguale dimensione e ho ritagliato uno dei due a forma di cornice, incollandolo sull'altro.
Ho poi fuso a bagnomaria alcune candeline e, facendo attenzione a non scottarmi, ho versato la cera all'interno della cornice.
Un gioco da usare come esperimento educativo o come promemoria, per tutte le volte in cui un bambino si lamenta della penna che scrive male o della gomma che non cancella bene.
O tempora! O mores!
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