Sono libri? Sono giochi? Sono per bambini piccoli o bambini grandi?
È difficile far rientrare in una categoria precisa qualcosa che nasce dalla creatività di Hervé Tullet.
Forme! e Fiori!, pubblicati da Franco Cosimo Panini, benché dotati di un codice isbn, mancano di molti elementi che rendono un libro tale: non hanno una trama, non hanno una linearità, non hanno tecnicamente nemmeno pagine vere e proprie.
Ma non c'è dubbio che abbiano molte cose da raccontare.
Si tratta di due cartonati a fisarmonica, resistenti, colorati, contenuti in spessi cofanetti forati.
Sulla costa del cofanetto, un'icona rappresenta visivamente come "vanno letti", se così si può dire, ovvero aprendo, piegando, sovrapponendo, sperimentando.
Le pagine di Forme! sono texture grafiche forate da fustelle quadrate, rotonde, rettangolari e così via.
Da un lato le superfici sono dipinte a righe monocromatiche o colorate, dall'altro sono riempite con campiture di colori pieni, a volte piatti, altre volte segnati dalle sfumature delle pennellate.
La sovrapposizione delle pagine una sull'altra crea effetti di forma, finestre sempre nuove su ciò che viene sotto, giochi di cucù tra i colori.
Fiori! è invece una carrellata di forme stiizzate che in qualche modo richiamano corolle, anch'esse realizzate con diverse logiche (schizzi, cerchi, righine sottili) e anch'esse forate.
I fori sono però riempiti stavolta da un foglio plastico colorato e trasparente, che lascia intravedere quello che c'è sotto. Si può così appoggiare l'occhio su queste finestre per vedere il mondo a colori, trovare nuove sovrapposizioni tra le corolle e anche formare i colori secondari sovrapponendo più fori colorati e guardando verso la luce.
Entrambi i libri terminano con pagine a specchio, che amplificano il gusto della ricerca aggiungendo nuove possibilità.
Non ci sono "istruzioni d'uso", per Forme! e Fiori!, perché l'approccio di Tullet all'arte passa attraverso il gesto spontaneo, il segno grafico casuale, la sperimentazione.
La sua è un'arte spontanea e in qualche modo pura, in cui l'artista non segue un disegno preciso ma si lascia trasportare e a volte capisce solo a posteriori ciò che ha creato. È proprio l'assenza, o quasi, di figurativismo, ad aprire ai bambini nuove riflessioni.
Nell'ultimo mese, ci siamo divertiti a entrare nel mondo di Tullet (io e i tre piccoli, ognuno a modo suo) seguendo il suo laboratorio online L'Expo Idéale, di cui aveva parlato anche l'editore Panini.
In una serie di video (per vederli cliccate qui e inserite la password Tobo Studio), Tullet invita a creare dei segni, strappare fogli, sovrapporli, bucarli, guardarci attraverso.
È interessante il modo in cui, attraverso la pratica, questa attività educhi i bambini al gusto estetico.
Basta sovrapporre due fogli in un senso o nell'altro per ottenere un effetto molto diverso: bisogna provare e scegliere quale sembra il più riuscito.
Le linee dritte permettono interruzioni e continuità, contrasti e sfumature: quali sono più interessanti?
La superficie stessa dello strappo, quel bordo bianco lasciato dallo spessore della carta, ha una sua dignità nel risultato finale.
E che dire dei ritagli e degli avanzi delle opere precedenti? Anche da qui può nascere quacosa di nuovo.
Tutte queste esplorazioni, queste riflessioni, questi sguardi sul colore e sugli accostamenti sarebbero stati impossibli se avessimo cercato di rappresentare qualcosa, ed è questo il senso di libri come Forme! e Fiori!.
Costruire una piccola "mostra d'arte" in cameretta è stata per noi un'esperienza divertente e intensa.
E anche se le nostre "opere" non finiranno mai battute all'asta da Sotheby's, credo che la prossima volta che entreremo in un museo lo guarderemo con occhi un po' più consapevoli.
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