Si dice che i genitori siano i primi eroi dei bambini.
E lo sapete perché? Perché i bambini credono a tutto quello che dicono. O quasi.
Non è molto credibile, in effetti, il protagonista di L'esilarante mistero del papà scomparso, che per giustificare una commissione durata un po' più del previsto, racconta imprese eroiche ai propri bambini.
Nasce dal genio di Neil Gaiman questo scoppiettante romanzo di Mondadori illustrato da Chris Riddel (traduzione di Giuseppe Iacobaci), che esordisce con un incipit molto quotidiano: è ora di colazione, la mamma è in viaggio per lavoro, il latte è finito e il papà scende a comprarlo.
Il primo capitolo contiene, sulla linea temporale, quasi l'intera storia: il papà esce di casa, i bimbi aspettano, e aspettano, e aspettano, il papà torna.
Ma questa cornice è soltanto l'espediente narrativo che dà il via a una serie incredibile di avventure. Perché il papà ci ha messo così tanto? È lui stesso a spiegarlo, con un flashback lungo quasi tutto il resto del romanzo: proprio fuori dal negozio è stato rapito da dei viscidi e disgustosi alieni, per poi cadere dritto dritto sul ponte di una nave pirata. Una nave di un'altra epoca, però.
Sì, perché in questa serie di vicende non mancano i viaggi nel tempo, resi possibili dalla macchina inventata da Steg, geniale stegosauro inventore, ma ci sono anche antiche tribù, pony e vampiri.
Raccontati dalla prosa scoppiettante di Gaiman e dalle illustrazioni al tratto, dal taglio molto cinematografico, di Riddel, si susseguono dialoghi surreali, paradossi spaziotemporali, molta concitazione e parecchio umorismo.
Al centro di ogni avventura, troviamo la confezione di latte, onnipresente deus ex machina che sblocca numerose situazioni e che serve ad ancorare alla realtà tutto quello che il padre racconta.
Nell'introduzione, Neil Gaiman spiega di aver scritto questo romanzo per riscattare la figura del papà, che in un suo libro precedente passa tutta la storia perso dietro il suo giornale.
La sta riscattando davvero? O sta solo dipingendo un simpatico fanfarone?
Fino alla scoperta di un piccolo dettaglio finale (niente spoiler!), il lettore resta nel dubbio e non può capire se questa avventura sia inventata o no.
Ma ha importanza sapere se è tutto vero?
In fondo, per essere un eroe, un papà non deve necessariamente viaggiare su mongolfiere in compagnia di stegosauri. Basta solo che sappia raccontare storie molto, molto belle.
E lo sapete perché? Perché i bambini credono a tutto quello che dicono. O quasi.
Non è molto credibile, in effetti, il protagonista di L'esilarante mistero del papà scomparso, che per giustificare una commissione durata un po' più del previsto, racconta imprese eroiche ai propri bambini.
Nasce dal genio di Neil Gaiman questo scoppiettante romanzo di Mondadori illustrato da Chris Riddel (traduzione di Giuseppe Iacobaci), che esordisce con un incipit molto quotidiano: è ora di colazione, la mamma è in viaggio per lavoro, il latte è finito e il papà scende a comprarlo.
Il primo capitolo contiene, sulla linea temporale, quasi l'intera storia: il papà esce di casa, i bimbi aspettano, e aspettano, e aspettano, il papà torna.
Ma questa cornice è soltanto l'espediente narrativo che dà il via a una serie incredibile di avventure. Perché il papà ci ha messo così tanto? È lui stesso a spiegarlo, con un flashback lungo quasi tutto il resto del romanzo: proprio fuori dal negozio è stato rapito da dei viscidi e disgustosi alieni, per poi cadere dritto dritto sul ponte di una nave pirata. Una nave di un'altra epoca, però.
Sì, perché in questa serie di vicende non mancano i viaggi nel tempo, resi possibili dalla macchina inventata da Steg, geniale stegosauro inventore, ma ci sono anche antiche tribù, pony e vampiri.
Raccontati dalla prosa scoppiettante di Gaiman e dalle illustrazioni al tratto, dal taglio molto cinematografico, di Riddel, si susseguono dialoghi surreali, paradossi spaziotemporali, molta concitazione e parecchio umorismo.
Al centro di ogni avventura, troviamo la confezione di latte, onnipresente deus ex machina che sblocca numerose situazioni e che serve ad ancorare alla realtà tutto quello che il padre racconta.
Nell'introduzione, Neil Gaiman spiega di aver scritto questo romanzo per riscattare la figura del papà, che in un suo libro precedente passa tutta la storia perso dietro il suo giornale.
La sta riscattando davvero? O sta solo dipingendo un simpatico fanfarone?
Fino alla scoperta di un piccolo dettaglio finale (niente spoiler!), il lettore resta nel dubbio e non può capire se questa avventura sia inventata o no.
Ma ha importanza sapere se è tutto vero?
In fondo, per essere un eroe, un papà non deve necessariamente viaggiare su mongolfiere in compagnia di stegosauri. Basta solo che sappia raccontare storie molto, molto belle.
0 commenti