Lo ammetto: ho una certa ritrosia nei confronti dei libri con le alette.
So che i bimbi li amano, soprattutto dall'anno in su, che rispondono al loro bisogno di scoprire la presenza di un oggetto che non vedono, come si fa col gioco del cucù.
Lo so. Ma quando vedo le suddette alette rimanere in mano a uno a caso dei miei figli (è successo con tutti) non riesco a non dolermene. Per questo gioisco quando trovo un libro con delle soluzioni cartotecniche più resistenti del solito, a prova di maneggiamento di minore.
Non è solo questa la caratteristica che fa di Dov'è Meo? un bel libro per piccolissimi, ma si tratta sicuramente di un pregio da non sottovalutare.
L'edizione di Babalibri è solida, di grandi dimensioni (26,5 x 27 cm), con grosse pagine robuste, perfetta per piccole dita ancora poco abili, e le alette funzionano a scorrimento, anziché a sollevamento, con un risultato semplice da gestire e sicuramente più difficile da rompere.
Ma non è solo questo, dicevo, che fa di Dov'è Meo? un libro di qualità .
Con Michi e il suo pupazzo Meo, protagonisti seriali presenti in molti titoli di Jeanne Ashbé, l'autrice costruisce una storia quotidiana in cui il bambino può riconoscersi. Una storia fatta di gesti semplici, inserita in un ambiente quotidiano come quello domestico, fatta di ripetizioni e variazioni che aiutano il piccolo lettore a seguire lo svolgersi della narrazione (ogni pagina inizia con la stessa frase: "Michi sta cercando Meo").
Michi, il piccolo protagonista, cerca Meo in vari spazi della casa.
Ci troviamo immersi in un mondo ad "altezza bambino", in cui vediamo la parte bassa dei mobili e solo le gambe di papà .
Brevi versi in rima raccontano la storia con ritmo e musicalità , suggerendo una lettura dialogica con domande e risposte che il lettore rivolge al bambino, e che anticipano il gesto di scostare l'aletta e scoprire cosa ci sia sotto.
Gradevolissime le illustrazioni, i cui contorni neri marcati rendono più facile la decodifica al bambino, e incorniciano perfettamente le aree di "scoperta".
Dov'è Meo? (o, come è chiamato da queste parti, "Pichi Meo") è un ottimo approccio alle prime narrazioni, ai primi meccanismi di causa-effetto che un bambino attorno ai 18 mesi inizia a comprendere e interiorizzare.
Preparatevi a leggerlo molte, molte volte.
So che i bimbi li amano, soprattutto dall'anno in su, che rispondono al loro bisogno di scoprire la presenza di un oggetto che non vedono, come si fa col gioco del cucù.
Lo so. Ma quando vedo le suddette alette rimanere in mano a uno a caso dei miei figli (è successo con tutti) non riesco a non dolermene. Per questo gioisco quando trovo un libro con delle soluzioni cartotecniche più resistenti del solito, a prova di maneggiamento di minore.
Non è solo questa la caratteristica che fa di Dov'è Meo? un bel libro per piccolissimi, ma si tratta sicuramente di un pregio da non sottovalutare.
L'edizione di Babalibri è solida, di grandi dimensioni (26,5 x 27 cm), con grosse pagine robuste, perfetta per piccole dita ancora poco abili, e le alette funzionano a scorrimento, anziché a sollevamento, con un risultato semplice da gestire e sicuramente più difficile da rompere.
Ma non è solo questo, dicevo, che fa di Dov'è Meo? un libro di qualità .
Con Michi e il suo pupazzo Meo, protagonisti seriali presenti in molti titoli di Jeanne Ashbé, l'autrice costruisce una storia quotidiana in cui il bambino può riconoscersi. Una storia fatta di gesti semplici, inserita in un ambiente quotidiano come quello domestico, fatta di ripetizioni e variazioni che aiutano il piccolo lettore a seguire lo svolgersi della narrazione (ogni pagina inizia con la stessa frase: "Michi sta cercando Meo").
Michi, il piccolo protagonista, cerca Meo in vari spazi della casa.
Ci troviamo immersi in un mondo ad "altezza bambino", in cui vediamo la parte bassa dei mobili e solo le gambe di papà .
Brevi versi in rima raccontano la storia con ritmo e musicalità , suggerendo una lettura dialogica con domande e risposte che il lettore rivolge al bambino, e che anticipano il gesto di scostare l'aletta e scoprire cosa ci sia sotto.
Sarà forse nell'armadio?
No, peccato, cerca altrove.
Gradevolissime le illustrazioni, i cui contorni neri marcati rendono più facile la decodifica al bambino, e incorniciano perfettamente le aree di "scoperta".
Dov'è Meo? (o, come è chiamato da queste parti, "Pichi Meo") è un ottimo approccio alle prime narrazioni, ai primi meccanismi di causa-effetto che un bambino attorno ai 18 mesi inizia a comprendere e interiorizzare.
Preparatevi a leggerlo molte, molte volte.
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