Da una parte i buoni, dall'altra i cattivi: il mondo dei bambini (e anche di molti adulti, purtroppo) è spesso nettamente polarizzato, diviso senza scampo in opposti che non dialogano tra loro.
È nella ricchezza delle storie che possiamo trovare la via per raccontare le sfumature, le complessità, ma anche le motivazioni di un comportamento e la possibilità di cambiare.
Bill il cattivo (ora buonissimo), di Beisler editore, inizia proprio con una netta polarizzazione: il protagonista, Bill, è proprio cattivo. Fa tutte le cose che un cattivo farebbe.
Se ora vi state immaginando furti, incendi dolosi, rapine e omicidi, cambiate prospettiva ed entrate in quella di un bambino.
Bill il cattivo ruba le mele a un fruttivendolo, costringe gli amici al bar a ridere alle proprie barzellette, prende la palla ai bambini e annoda le loro corde per saltare!
Il tratto ironico di Ole Könnecke rende la narrazione molto più interessante di quanto ci si possa aspettare da una semplice descrizione di "cattive azioni": la stazza di Bill, un adulto grande e grosso, lo rende ridicolo nel suo bullarsi dei più piccoli, e le reazioni caricaturali delle sue "vittime" (che si nascondono dietro a un giornale per non farsi notare da lui!) contribuiscono a creare un'atmosfera comica che smorza il "terribile" ritratto dato dal testo.
E poi arriva il momento della svolta: Bill viene sorpreso in preda agli incubi, proprio dai bambini che aveva bullizzato.
I suoi genitori, severi e intransigenti, lo tormentano ancora nel sonno, ed è quindi nella sua infanzia che si trovano le radici del suo comportamento.
Anche qui, lo stile di Ole Könnecke trasforma in vignetta quella che potrebbe essere una situazione densa di negatività e rende semplice quello che è un concetto tipico di un'analisi adulta: da sopra il divano dove Bill sta singhiozzando, i ritratti dei genitori sembrano guardarlo con aria severa, ma con un effetto indubbiamente comico.
Sarà l'ingegno dei bambini a trovare una soluzione, forse troppo semplice per essere realistica, ma certamente d'effetto, trasformando Bill in un essere buono, semplicemente perché ora si sente amato.
Con il suo testo breve in stampatello maiuscolo, Bill il cattivo (ora buonissimo) si presta sia a una lettura condivisa sia alle prime letture autonome, offrendo al piccolo lettore un testo semplice ma ricco di ritmo.
Non manca una strizzatina d'occhio finale al lettore, un ultimo piccolo contrasto tra testo e immagini, che ci fa vedere che Bill qualche marachella la combina ancora, anche se ora a fin di bene.
D'altra parte, la potenza delle belle narrazioni è proprio questa: non offrire soluzioni nette, bianche o nere, buone o cattive, ma raccontare, sorridendo, che la vita è un po' più complicata, e anche molto più affascinante, di quanto sembri.
È nella ricchezza delle storie che possiamo trovare la via per raccontare le sfumature, le complessità, ma anche le motivazioni di un comportamento e la possibilità di cambiare.
Bill il cattivo (ora buonissimo), di Beisler editore, inizia proprio con una netta polarizzazione: il protagonista, Bill, è proprio cattivo. Fa tutte le cose che un cattivo farebbe.
Se ora vi state immaginando furti, incendi dolosi, rapine e omicidi, cambiate prospettiva ed entrate in quella di un bambino.
Bill il cattivo ruba le mele a un fruttivendolo, costringe gli amici al bar a ridere alle proprie barzellette, prende la palla ai bambini e annoda le loro corde per saltare!
Il tratto ironico di Ole Könnecke rende la narrazione molto più interessante di quanto ci si possa aspettare da una semplice descrizione di "cattive azioni": la stazza di Bill, un adulto grande e grosso, lo rende ridicolo nel suo bullarsi dei più piccoli, e le reazioni caricaturali delle sue "vittime" (che si nascondono dietro a un giornale per non farsi notare da lui!) contribuiscono a creare un'atmosfera comica che smorza il "terribile" ritratto dato dal testo.
E poi arriva il momento della svolta: Bill viene sorpreso in preda agli incubi, proprio dai bambini che aveva bullizzato.
I suoi genitori, severi e intransigenti, lo tormentano ancora nel sonno, ed è quindi nella sua infanzia che si trovano le radici del suo comportamento.
Anche qui, lo stile di Ole Könnecke trasforma in vignetta quella che potrebbe essere una situazione densa di negatività e rende semplice quello che è un concetto tipico di un'analisi adulta: da sopra il divano dove Bill sta singhiozzando, i ritratti dei genitori sembrano guardarlo con aria severa, ma con un effetto indubbiamente comico.
Sarà l'ingegno dei bambini a trovare una soluzione, forse troppo semplice per essere realistica, ma certamente d'effetto, trasformando Bill in un essere buono, semplicemente perché ora si sente amato.
Con il suo testo breve in stampatello maiuscolo, Bill il cattivo (ora buonissimo) si presta sia a una lettura condivisa sia alle prime letture autonome, offrendo al piccolo lettore un testo semplice ma ricco di ritmo.
Non manca una strizzatina d'occhio finale al lettore, un ultimo piccolo contrasto tra testo e immagini, che ci fa vedere che Bill qualche marachella la combina ancora, anche se ora a fin di bene.
D'altra parte, la potenza delle belle narrazioni è proprio questa: non offrire soluzioni nette, bianche o nere, buone o cattive, ma raccontare, sorridendo, che la vita è un po' più complicata, e anche molto più affascinante, di quanto sembri.
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